Emma Bonino racconta il «tu-mo-re». «Ora sto bene, ogni tanto piango e non mi ricresceranno i capelli»

L’ex ministra e commissaria europea al Corriere precisa che è l’unica intervista in cui parla del tumore: «L’ultima»

«Mi sento bene». Emma Bonino, dopo l’annuncio della guarigione a Belve, rilascia una lunga intervista al Corriere della Sera. Aspetta il 19 ottobre, giorno dell’ultima Tac, per festeggiare. L’ex ministra e commissaria europea parla del tumore, «tu-mo-re» (scandisce le sillabe) non «alieno», non «male oscuro», e delle difficoltà affrontate negli ultimi otto anni: «Sono riuscita a separare me dalla mia malattia, ho lasciato tutto in mano a degli ottimi medici: dal professor Santini al professor Cortesi. Il microcitoma aveva la capacità di recidiva anche in altri organi quindi ho fatto un lungo percorso di radioterapia. Dopo otto anni eccomi qua. I miei capelli non cresceranno più, ma intanto 1 a 0 per me». E precisa che questa «è l’unica intervista in cui parlo del tumore. L’ultima».


Il Quirinale

La malattia emerse mentre si faceva il suo nome al Quirinale. Bonino precisa che oramai era già troppo tardi per correre di nuovo per la Presidenza. Con e senza malattia. «Ho detto che in politica, come nella vita, c’è un tempo per ogni cosa, il mio tempo per diventare presidente della Repubblica è stato il ’99. Allora non credevo di vincere, sono comunque contenta di aver fatto quella sfida persa in partenza. Almeno forse è servita all’ottimo presidente Ciampi», spiega.


La scoperta del tumore e l’annuncio a Radio Radicale

Bonino racconta come ha scoperto il tumore. In vacanza con una amica e la famiglia fra Nuova Guinea e Maldive vomitava, ma non si capiva bene che avesse. «Il console italiano mi ha portata in ospedale a Manado: c’erano letti per terra, mi hanno dato antibiotici e sonniferi, non ricordo quasi niente. La mattina, sempre il console, mi ha accompagnata in aereo fino a Giacarta». Il ritorno in Italia, la scoperta, subito, del microcitoma. «Il professor Santini venne a dirmelo con grande disagio mentre io ero nel letto della clinica. Quando se n’è andato sono scoppiata a piangere (sospira ndr). Era l’11 gennaio 2015. Il giorno dopo ho avvisato la mia famiglia e le mie amiche più care. Poi ho fatto la dichiarazione su Radio Radicale. Ho voluto dire: “Mi è capitato, ma io non sono il mio tumore”. Fortunatamente l’oncologo non era in ferie e ho iniziato subito le cure».

La paura, «ogni tanto piango»

Cosa le ha pesato di più lo racconta: «Paura, tanta paura, l’ho avuta solo un anno fa, il 9 dicembre. Improvvisamente ho avuto un rash farmacologico di tipo allergico: non parlavo più e sentivo un prurito insostenibile. All’ospedale mi hanno dato dei farmaci, ho dormito ed è passato tutto». La rinuncia più grande: «Non essere autonoma. Anche ora, per alcune attività ho bisogno di assistenza». E infine: «Ho degli alti e dei bassi, ci sono dei giorni in cui mi sento più ottimista e altri bui in cui la depressione mi fa male e tento di farmi forza. Ultimamente piango spesso. Sto emotivamente male». Cosa la fa soffrire? «Dipende, la morte di un amico, per esempio quella di Gianfranco Spadaccia. Anche io ho i miei momenti di debolezza, mica sono King Kong».

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