Cinque telefonate con i principali attori regionali del Medio Oriente per ascoltare richieste e osservazioni e per condividere le proprie. La diplomazia russa nello scontro tra Hamas e Israele passa per le cinque conversazioni avute oggi, 16 ottobre, da Vladimir Putin con il premier israeliano Benjamin Netanyahu e i presidenti dell’Egitto Abdel Fattah al-Sisi, dell’Iran Ebrahim Raisi, della Siria Bashar al-Assad e dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen. Ciò significa che il presidente russo «avrà avuto colloqui con tutti gli attori chiave del conflitto», ha spiegato il consigliere per la politica estera Yury Ushakov, prima di incontrare mercoledì l’omologo cinese Xi Jinping a Pechino, a margine del forum sull’iniziativa One Belt, One Road. «Il presidente segue da vicino l’escalation senza precedenti del conflitto israelo-palestinese», ha assicurato ancora Ushakov, «al telefono con i colleghi ha esposto le nostre valutazioni e descritto la nostra posizione, ascoltando quelle dei suoi interlocutori». Due le questioni poste sul tavolo da Putin: le vittime civili e la soluzione al conflitto. «Ogni forma di violenza contro i civili è inaccettabile», ha detto il presidente citato da Interfax, secondo la quale avrebbe espresso la solidarietà della Russia alle famiglie delle vittime. La Russia sarebbe pronta a fornire tutto l’impegno umanitario necessario, e «coordinare gli sforzi con i partner che hanno intenzione di porre fine alle ostilità e stabilizzare la situazione il prima possibile». Se c’è un responsabile nell’escalation di questi ultimi giorni, è da individuare secondo il presidente russo nella stagnazione del processo di pace. Putin avrebbe quindi ribadito la posizione di Mosca: «Bisogna riavviare il processo politico volto a raggiungere una soluzione duratura ed equa della questione palestinese, tramite la creazione di uno stato palestinese indipendente che coesista in pace e sicurezza con Israele».
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