Forza Italia attacca Report per la puntata sull’eredità di Berlusconi e Forza Italia, mentre a Monza le urne sono aperte per le suppletive

Ranucci manda in onda anche un’intervista al tesoriere Messina che sfiora il tema dei rapporti tra uomini del partito e ambienti della criminalità organizzata

Un tamburo di agenzie di stampa che riportano le dichiarazioni di esponenti di Forza Italia. La sera del 22 ottobre, in contemporanea con la messa in onda di Report su Rai 3, Maurizio Gasparri, Rita dalla Chiesa e altri azzurri definiscono «vergognoso» il lavoro del conduttore Sigfrido Ranucci e invocano la convocazione dei vertici di viale Mazzini in commissione di Vigilanza Rai. Il motivo sarebbe l’inchiesta del giornalista Luca Bertazzoni sull’eredità di Silvio Berlusconi, trasmessa mentre sono ancora aperte le urne per le elezioni suppletive di Monza: c’è da riempire il seggio rimasto vacante, in Senato, dopo la morte del Cavaliere. Nella puntata, si parla dell’eredità di Silvio Berlusconi, del bilancio in rosso di Forza Italia, di Marta Fascina e del rapporto tra il Cavaliere e Vittorio Mangano. Quest’ultimo aspetto è affrontato tramite un’intervista al tesoriere del partito, Alfredo Messina. Che, riguardo allo stalliere, dice: «Lei ricorda quel periodo quando venivano rapite persone? C’era il timore che rapissero anche i figli di Berlusconi. E allora credo che non fosse stata di Berlusconi l’idea di Mangano, ma fosse stata di Marcello Dell’Utri, che lo conosceva per altri motivi, a proporre se si metteva una tutela particolare per evitare di rapire qualche ragazzo».


Secondo fonti del Fatto quotidiano, i vertici di Forza Italia avrebbero cercato di bloccare la messa in onda «con la scusa delle elezioni suppletive a Monza». Il giornale diretto da Marco Travaglio scrive: «Messina, dunque, ammette quello che è stato sempre negato dai legali di Dell’Utri – e dallo stesso ex senatore – nelle aule dei tribunali: non è vero che Mangano, boss di Porta nuova a Palermo, arrivò ad Arcore solo per occuparsi di cavalli e di cani. No: l’arrivo del mafioso in Lombardia serviva per proteggere la famiglia di Berlusconi. In pratica lo stesso concetto che è scritto nero su bianco nella sentenza di condanna di Dell’Utri a sette anni di carcere per concorso esterno a Cosa nostra». Il pressing di Gasparri per bloccare la trasmissione avrebbe ricevuto il diniego dei vertici Rai. Alla presunta violazione della par condicio, l’amministratore delegato della Rai Roberto Sergio, secondo il Fatto, avrebbe risposto che i 700 mila elettori brianzoli rappresentano un numero troppo esiguo per far sollevare questioni di par condicio elettorali sulle tv nazionali. Anche perché nella puntata Report non si parla né del voto in corso né dei temi attuali della campagna elettorale.


Gasparri e l’apertura del dossier in commissione Vigilanza

«Torna all’attacco Report con la sua attività denigratoria dei movimenti e delle personalità politiche non gradite. Ancora una volta tocca a Forza Italia, già oggetto di aggressioni mediatiche da parte della trasmissione di Ranucci. Affermazioni di ogni genere, denigrazioni basate su narrazioni prive di fondamento, una vera e propria aggressione. A dimostrazione che Report e Ranucci sono una sorta di “movimento politico” che agisce, finanziato dai cittadini con i soldi Rai, per colpire gli avversari», denuncia Gasparri. «La cosa non ci meraviglia, ma ci indigna. E ci chiediamo come mai venga tollerata questa condotta di Report, di cui ricordiamo anche le performance con gli audio di Baiardo, definiti pieni di bugie dallo lui stesso, ma diffusi ugualmente. Una condotta vergognosa quella che ebbe anche in quella occasione Ranucci, e che ho avuto modo di contestare direttamente all’interessato. Che godendo di una sorta di libertà di agire a 360 gradi non tiene conto né della realtà, né delle osservazioni che gli sono state fatte, anche in passato. Credo che della questione si dovrà urgentemente parlare in commissione parlamentare di Vigilanza e non solo».

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