Stupro di gruppo ai Navigli, la procura chiede il processo per tre uomini. Gli shot di alcol, le riprese degli abusi dentro il locale e i video pubblicati in rete

La storia della manager che ha denunciato di aver subito violenza sessuale in una cantina di un bar. Ora la parola passa al giudice dell’udienza preliminare

La Procura di Milano ha chiuso le indagini e chiesto il processo per stupro di gruppo a tre uomini accusati di aver violentato una manager 32enne in un bar lungo i Navigli di Milano. Per la pm Alessia Menegazzo, la donna non era nelle condizioni di dare alcun consenso a causa dall’ingente quantità di alcol assunto, e i tre presunti stupratori si sarebbero approfittati di lei. La vicenda risale alla sera del 21 marzo quando la giovane donna è entrata nel locale, attorno alle 21, per bere e mangiare qualcosa con un amico. Poche ore dopo, quest’ultimo è uscito per recuperare lo zaino e il cellulare della 32enne in macchina. A quel punto i tre – di cui due erano i proprietari del locale – hanno preparato una «shot box» con 36 bicchierini. Lei ricorda di averne bevuti tre, ma in realtà ne avrebbe assunti – riporta il Corriere della Sera – «una dozzina, oltre a due bottiglie di birra e altri drink alcolici». Da lì lei non ricorda più nulla. Ma la mattina seguente si è svegliata con la sensazione di aver subito pesanti violenze sessuali, che sono poi state certificate dal centro Antiviolenze della Clinica Mangiagalli di Milano.


La dinamica dei fatti

Secondo la ricostruzione della pm, sulla base dei filmati delle telecamere di sorveglianza e delle immagini riprese da uno dei tre con il cellulare, quella sera i tre hanno abusato di lei nella cantina di un locale in zona Navigli. Uno dei proprietari, inoltre, le ha poi sottratto – sempre stando alla versione dell’accusa – la carta di credito dalla borsa della vittima per farle pagare 24 euro di conto, oltre a una banconota da 5 euro e altre monete messe poi in cassa. Le telecamere hanno ripreso uno dei tre che sorreggeva la ragazza per strada, ancora barcollante, e che lo abbracciava e baciava. Motivo per cui i pm non hanno ritenuto di chiedere l’arresto dei sospettati. Pochi mesi dopo un’amica l’ha avvertita che su internet girava il video dello stupro, pubblicato – secondo quanto emerso dagli accertamenti dei carabinieri – da uno tre uomini. Ora la palla passa al giudice dell’udienza preliminare.


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