Dl Caivano, arriva la verifica della maggiore età per i siti porno. Delrio (Pd): «Proteggiamo i minori». Maiorino (M5S): «Acqua fresca»

Ma intanto il governo pone la fiducia sul provvedimento

Arriva l’obbligo per i siti porno di verificare la maggiore età di chi vi accede. Non basterà più, quindi, cliccare su una casella. Saranno i grandi e piccoli hub della pornografia a doversi dotare di strumenti adeguati ad assicurarsi che naviga abbia compiuto 18 anni. Le modalità verranno stabilite dall’autorità generale delle comunicazioni, che dovrà occuparsi di vigilare sulla corretta applicazione della norma. Se le piattaforme non adempieranno, potranno essere punita sanzione amministrativa «non inferiore al 4% del loro fatturato dell’ultimo anno di esercizio». Questo è l’emendamento al decreto Caivano, in scadenza il 14 novembre, su cui il Senato si esprimerà oggi, 27 ottobre 2023. Ma il governo pone la questione di fiducia sul provvedimento.


«Misure blande»

«Il decreto purtroppo si preoccupa principalmente di alzare pene e di punire, ma bisogna intervenire per prevenire e proteggere i minori dai rischi», commenta soddisfatto il senatore dem Graziano Delrio, tra gli autori della modifica specificando che se i siti – «che divulgano una idea aberrante e deformata delle relazioni d amore, del sesso e del corpo femminile» – non si adegueranno, potranno essere bloccati del tutto in Italia. Di tutt’altro avviso il Movimento 5 Stelle: «L’emendamento al dl Caivano proposto dal governo sulla maggiore età degli utenti dei siti porno è acqua fresca rispetto a quello che era necessario stabilire. Per questo motivo ci siamo astenuti: al massimo lo si può definire un micro passettino in avanti, ma non è affatto risolutivo», spiega Alessandra Maiorino facendo riferimento alla votazione del testo. «Come Movimento 5 Stelle avevamo proposto due opzioni per i siti porno, con il consulto del garante della privacy, per certificare che gli utenti fossero esclusivamente maggiorenni. La misura approvata invece non prevede nemmeno sanzioni e le modalità di spegnimento dei siti trasgressori sono assolutamente blande. Questo perché non si vuole andare a intaccare gli interessi di gruppi economici che fanno miliardi a palate col porno», aggiunge.


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