Lucca Comics e guerra Hamas-Israele, Zerocalcare: «Finché tifiamo e basta potremo solo scegliere quale massacro giustificare e quale condannare»

Il fumettista dopo le critiche per rinuncia alla fiera internazionale e gli attacchi: «24 pagine fatte ieri per fissare qualche punto»

«Lo so è grottesco parlà dei ca**i miei mentre si consuma una tragedia epocale». Zerocalcare rompe (nuovamente) il silenzio dopo le critiche per la rinuncia a Lucca e l’attacco del giornalista Francesco Merlo su Repubblica. Lo fa su Internazionale, con il mezzo che lo ha reso celebre: il romanzo (no-fiction) a fumetti. «Siccome è una settimana che chiunque conciona su di me e mi deve insegnà a campà, e io me le tengo tutte, queste sono 24 pagine fatte ieri per fissare qualche punto», si legge su Twitter.


Corto circuito

Il fumettista, con la pubblicazione dal titolo «Corto circuito»: appunti e cronistoria della vicenda Lucca Comics, ripercorre i fatti che lo hanno coinvolto nell’ultima settimana, da quando con un post su Instagram ha annunciato di disertare il Lucca Comics and Games a causa del patrocinio dell’ambasciata israeliana all’evento. «Lo so che parlare ancora di Lucca mentre a Gaza continua incessante il massacro è grottesco, ma al centomillesimo articolo pieno di menzogne che mi mette in mezzo personalmente, io o faccio un fumetto o vado in cronaca», l’inizio della graphic novel che – stando alle parole di Zerocalcare – potrebbe avere un interesse come «caso di studio sui media».


La scelta su Lucca e Gaza

Un flusso di coscienza che parte, dunque, dalla decisione sofferta – per la situazione a Gaza e per la responsabilità nei confronti dell’editore – di non partecipare alla fiera internazionale: «Io c’ho tre paletti nella mia policy: no coi nazisti, no con chi vuole manda in galera gli amici miei, no cose elettorali e certo, uno potrebbe aggiunge no coi Paesi in guerra», si legge. Dopo giorni di «abisso», la decisione: «Non vado a Lucca» e il comunicato sui social. Le conseguenti reazioni del mondo politico: da Salvini, Crippa, Merlino, Porro, definiti dallo stesso «difensori della libertà d’espressione che piangono che in Italia non si può più dire niente». Poi, l’articolo del giornalista Francesco Merlo, che ha accusato Zerocalcare di «somigliare ad Hamas» e che Zerocalcare, nel fumetto, descrive come: «Incommentabile».

Le risposte

Infine, le certezze: «Ci sono delle cose che vorrei fissare in mezzo alle farneticazioni di internet. Io sono di Roma: per me il rastrellamento del ghetto il 16 ottobre 1943 è la pagina più buia della mia città. Per me – continua – non è una ferita degli ebrei. È una ferita di Roma perché non si può lasciare che ciascuno curi un pezzetto di memoria, a compartimenti stagni. ‘Sta memoria va ricomposta perché sia collettiva». L’aggiunta: «L’episodio storico che più mi smuove il cuore è la rivolta del ghetto di Varsavia», scrive. «Ma anche Simon Wiesenthal, che dopo la guerra si è messo a cacciare i nazisti in giro per il mondo». Episodi e nomi, questi, che lo hanno spinto «a fare 25 anni di tarantelle e botte prese e date con i nazisti». Quindi: «La denuncia o la critica delle politiche e dei crimini dello Stato israeliano non può essere buttata strumentalmente nel tritacarne infame dell’antisemitismo». 

La conclusione

«Ci sta una semplificazione che la logica di guerra impone per cui chiedere la fine dei bombardamenti a Gaza significherebbe essere a favore dell’uccisione di civili israeliani o complici degli orrendi episodi antisemiti che si moltiplicano in giro per il mondo. Per me sta roba è inaccettabile visto che da tutti la vita penso che la memoria vada ricomposta, così lo sfregio delle pietre d’inciampo a Roma è un attacco alla nostra memoria collettiva e le stelle di David fatte a Parigi sono una ferita inferta a tutti». E poi ancora: «Ma l’odio per ogni forma di antisemitismo e di razzismo non dovrebbe significare chiudere gli occhi di fronte ai bombardamenti che stanno martellando Gaza, come racconta chi pretende di schiacciare e blindare il dibattito. Per me è l’esatto contrario».

Morti di Serie A, morti di serie B

Per Zerocalcare, inoltre, «non esistono morti di Serie A o di serie B». Mentre «la coerenza non è dire: siccome sono contro il fondamentalismo, allora Israele ha diritto di ammazzare migliaia di palestinesi per vendetta. Per me significa dire che proprio perché considero atroci i massacri subiti dai civili israeliani, non posso che considerare altrettanto atroce la punizione collettiva a cui sono sottoposti i civili palestinesi». E infine: «Finché non cambiamo la prospettiva da cui guardare il mondo, finché continuiamo a fare il tifo per uno stato contro un altro, continueremo a scegliere quale massacro giustificare e quale condannare, magari sulla base di interessi commerciali o militari che spesso hanno poco sa che fra con gli ideali. Io preferisco – conclude – spostare il focus sui popoli e sulla necessità di convivere da eguali, e le bandiere degli Stati, specie quelli in guerra, raramente vanno in quella direzione». 

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