Seduta tesissima quella di oggi – 10 novembre – al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, mentre sul campo la situazione è in continua evoluzione. La riunione si è aperta con un minuto di silenzio per tutte le vittime di questo conflitto, come chiesto dall’ambasciatore cinese Zhang Jun, presidente di turno dell’organo. Dopo l’appello al cessate il fuoco del direttore dell’Organizzazione mondiale della Sanità Tedros Adhanom Ghebreyesus, che ha posto l’accento sul numero di vittime tra i bambini nella Striscia di Gaza – «ne viene ucciso uno ogni dieci minuti» – e sul sistema sanitario al collasso nell’area, è intervenuto anche l’ambasciatore palestinese all’Onu Ryand Mansour. «Mentre parliamo, gli ospedali sono diventati il primo obiettivo di Israele. Le bombe arrivano ovunque, scuole, macchine, ospedali, campi profughi, strutture Onu. Fermate il massacro, l’Oms può e deve agire ora per fermare questi massacri», ha detto prendendo la parola, «cosa ricorderà questa generazione di Gaza? Gli orrori, i massacri, i camion che trasportavano persone, corpi senza vita e speranze infrante». Molto duro il discorso del rappresentante israeliano. «Negli ultimi 16 anni Hamas ha trasformato ogni centimetro di Gaza in una trappola terroristica. Israele sta combattendo una guerra che non ha voluto. Hamas è completamente responsabile per la situazione a Gaza», ha voluto chiarire l’ambasciatore israeliano Gilad Erdan, che indossa da fine ottobre indossa sul petto la Stella Gialla in segno di protesta contro il Consiglio di sicurezza dell’Onu. Ma l’obiettivo dell’intervento del diplomatico è un altro: «Per anni l’Onu si è rifiutata di istituire meccanismi di verifica che possano fornirci un quadro veritiero della realtà, l’Onu è complice» di Hamas, ha scandito Erdan, «l’Oms, Unrwa, e tristemente anche il segretario generale Guterres, non riportano la situazione sul terreno. Molti operatori Unwra a Gaza sono essi stessi membri di Hamas, è giunto il momento di sfatare il mito dei fatti forniti dall’Onu».
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