Mattarella e la tenaglia delle due guerre: «In Medio Oriente si arrivi a due popoli due Stati, in Ucraina favoriamo ogni mediazione»

Il capo dello Stato in visita in Uzbekistan ricorda le responsabilità da un lato della Russia dall’altro di Hamas: «Ma si tenga conto di tutte le vittime civili»

Hamas non rappresenta il popolo palestinese e ciò che ha fatto lo scorso 7 ottobre rappresenta «un insulto all’unanimità». Al contempo la risposta militare di Israele «deve tenere conto delle vittime civili» e un domani dovrà tornare a cedere il passo al dialogo, tale da portare alla soluzione due popoli e due Stati. È quanto ha detto questa mattina il presidente della Repubblica Sergio Mattarella da Tashkent, in Uzbekistan, dove si trova in visita di Stato. Con il presidente uzbeko Shavkat Mirziyoyev Mattarella ha parlato dei rapporti bilaterali, rafforzati nell’occasione con la firma di diverse nuove intese. Ma anche delle due angoscianti guerre alle porte: quella in Ucraina che perdura ormai da oltre 20 mesi, e quella tra Israele e Hamas (ri)esplosa da poco più di uno. «Quello che ha fatto Hamas il 7 ottobre, sgozzando bambini, violentando le donne, prendendo ostaggi bambini e anziani e filmando le scene di violenza è un insulto all’umanità», ha messo in chiaro Mattarella, ribadendo «nell’interesse dei palestinesi che Hamas non rappresenta il popolo palestinese». Quanto alla risposta di Israele a quel massacro, ha riflettuto col suo interlocutore il presidente della Repubblica, certo «le azioni militari devono tenere conto delle vittime civili, ma non si può mettere sullo stesso piano la deliberata azione di Hamas di colpire civili inermi». Rivolgendo il pensiero alla situazione nella Striscia di Gaza, Mattarella ha espresso «grande preoccupazione per la situazione umanitaria della popolazione, anche per il mancato rispetto dei diritti umani e in particolare della condizione delle donne». Infine, l’auspicio per il futuro, quando auspicabilmente presto la guerra sarà conclusa: «Resto convinto – ha detto Mattarella – che l’unica soluzione che porti alla stabilità e alla pace sia quella di due popoli e due Stati».


Un’exit strategy dalla guerra in Ucraina

Ospite del grande Paese dell’Asia centrale, Mattarella non ha potuto non evocare anche l’altra guerra che da oltre un anno e mezzo tormenta l’Europa: quella tra Russia e Ucraina. In primis con una nota di carattere personale: «Alla mia età non immaginavo di poter assistere alla guerra in Europa», ha confessato il capo dello Stato a Mirziyoyev. Per poi porre l’accento, anche in questo caso, sulla necessaria exit strategy dalla situazione di stallo creatasi: «Quello della Russia è stato un grave errore che riporta indietro il tempo, perché nessuna controversia può essere risolta aggredendo il vicino». Ciò detto e per l’ennesima volta ribadito, però, Mattarella ha voluto chiarire che «nessuno vuole umiliare e indebolire il ruolo della Russia». Per questo l’Italia oggi «incoraggia tutti i tentativi di mediazione in corso che rispettino l’integrità territoriale dell’Ucraina».


Il programma di Mattarella in Uzbekistan

Sbarcato a Tashkent ieri sera dopo la missione in Corea del Sud, Mattarella è stato accolto questa mattina al palazzo presidenziale di Tashkent da una cerimonia ufficiale di benvenuto. In giornata saranno firmate diverse nuove intese bilaterali tra i due Paesi, che spaziano dalla collaborazione sui visti a quella su istruzione, ricerca e sviluppo tecnologico, dallo sport alla diplomazia. Prima dei colloqui Mattarella ha deposto una corona di fiori al monumento dell’Indipendenza uzbeko a Tashkent. Nel pomeriggio visiterà invece la sede del Politecnico di Torino nella capitale uzbeka dove parteciperà a un seminario di lavoro. In serata infine è previsto il trasferimento a Samarcanda. «Dobbiamo rafforzare la collaborazione tra l’Europa e l’Asia e l’Asia centrale, in quest’ottica, è la chiave», ha detto Mattarella a Mirziyoyev, perché «sviluppare il dialogo e le relazioni è la via per coltivare la pace e garantire il benessere di fronte ai gravi conflitti mondiali».

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