L’inflazione rallenta, ma continua a farsi sentire sulle tasche degli italiani. A rivelarlo è l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), diffuso oggi dall’Istat e relativo a ottobre 2023. L’inflazione è scesa dal +5,3% di settembre al +1,7% dello scorso mese, un dato che non si registrava da luglio 2021. Questo calo, spiega l’istituto di statistica, «si deve in gran parte all’andamento dei prezzi dei beni energetici», che registrano un -1,9%. A rallentare rispetto al mese precedente è anche il carrello della spesa, con i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona che passano dal +8,1% di settembre al +6,1% di ottobre. «La forte riduzione dei costi dell’energia rispetto allo scorso anno ha influito sul tasso di inflazione, ma la situazione potrebbe presto cambiare – avverte Furio Truzzi, presidente di Assoutenti -. La risalita delle tariffe del gas nell’ultimo mese e la forte volatilità dei prezzi dell’energia sui mercati internazionali potrebbero avere nelle prossime settimane effetti negativi sui listini al dettaglio, realizzando una nuova spirale inflattiva a danno dei consumatori».
Lo scontro sul «Carrello tricolore»
I dati diffusi oggi dall’Istat sulla frenata dell’inflazione non sono stati letti da tutti allo stesso modo. Il ministro delle Imprese Adolfo Urso parla di un «crollo dell’inflazione» e di un «grande successo del carrello tricolore», l’iniziativa messa a punto dal governo contro il caro-prezzi nella grande distribuzione. A dare una lettura diametralmente opposta dei dati Istat sono le associazioni dei consumatori, con l’Unc (Unione Nazionale Consumatori) che parla di «fiasco per il trimestre anti inflazione». Secondo il presidente Massimiliano Dona, il calo dell’inflazione registrato a ottobre 2023 non è altro che un effetto ottico. «Per quanto riguarda il dato tendenziale – precisa Dona – il crollo è un miraggio dovuto alla matematica, visto che nell’ottobre del 2022 si era raggiunto il record dell’inflazione annua dell’11,8%, un primato che non si aveva dal marzo del 1984». Ed è per questo, ammonisce Dona, che «il confronto su base annua risulta falsato».
La classifica delle città più colpite dall’inflazione
L’inflazione, insomma, continua a farsi sentire. È anche vero però che non colpisce tutti allo stesso modo. A fare luce su questo fenomeno sono le elaborazioni dell’Unione nazionale consumatori, che ha stilato una classifica delle città più colpite dal caro-prezzi a partire dai dati territoriali dell’Istat riferiti a ottobre 2023. A guadagnarsi la maglia nera dei rincari è Milano, dove l’inflazione tendenziale – ovvero il dato confrontato allo stesso mese dell’anno precedente – ha raggiunto il +2,5%, che si traduce in un rincaro annuo di 679 euro per la famiglia media. A seguire sul podio ci sono Alessandria, con 644 euro di rincari annui, e Bolzano, 638 euro. Completano la classifica: Pisa (+631 euro), Venezia (+625 euro), Siena (+609 euro), Varese (+606 euro), Benevento (+603 euro), Perugia (+574 euro) e Aosta (+569 euro). La città meno colpita dall’inflazione è Trapani, dove l’aumento dei prezzi nell’ultimo anno si aggira intorno al +2%. Questo significa che in media si spendono solo 38 euro in più rispetto allo scorso anno.
Credits foto: ANSA/Angelo Carconi
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