Il leader di Hezbollah: «La guerra totale dipende da Netanyahu. La pace arriverà quando la terra sarà restituita ai palestinesi»

Il vice di Nasrallah Naim Qassem: «65 mila profughi israeliani valgono il sacrificio di 73 soldati»

Naim Qassem è da 32 anni il vice di Hassan Nasrallah, il capo di Hezbollah. Oggi il Libano lancia missili e razzi verso Israele. E anche se a farlo materialmente sono la Jamaa Ismamiya e altre cellule di Hamas, ci vuole comunque l’ok dell’organizzazione che oggi è nel governo di Beirut. Hezbollah ha accettato di far esplorare alle multinazionali occidentali i giacimenti petroliferi off shore. Ma su Israele non ha cambiato idea. Nei suoi libri, racconta il Corriere della Sera, difende l’hijab in quanto «simbolo della riservatezza che impreziosisce le donne». E la resistenza contro «l’occupante».


La resistenza

Con i giornalisti Naim Qassem utilizza gli argomenti degli altri leader della zona: «Continuate a domandarvi come mai gli arabi non riconoscano il diritto di Israele a esistere, noi invece ci chiediamo come mai Israele e l’Occidente non riconoscano il diritto dei palestinesi a stare sulla propria terra. Ribaltate il punto di vista e vi avvicinerete a una risposta. Per esempio, cercate una soluzione per gli occupanti, non per chi resiste». E nel colloquio con Andrea Nicastro fa anche un bilancio del campo di battaglia: «Al sud si combatte e ci sono perdite da entrambi i lati. Oggi la battaglia è differente: strumenti, tattiche, armi. Anche le perdite israeliane sono più alte del 2006. Sessantacinquemila profughi israeliani valgono il sacrificio di 73 soldati».


La guerra totale

Il leader di Hezbollah dice di non sapere se si arriverà alla guerra totale: «Dipende da quel che succede a Gaza e da quel che farà Israele. Netanyahu vuole la guerra? Non lo sappiamo». Ma avverte che lo scontro non si misura solo in forza militare: «C’è anche la motivazione. Ciò detto, noi abbiamo sia la forza militare sia i soldati per creare gravi perdite a Israele. L’esperienza del 2006 dimostra la nostra capacità di vincere anche senza un apparato militare superiore. Adesso siamo più armati e meglio organizzati di allora. Israele farebbe bene a pensare le sue mosse». Ma sul 7 ottobre dice che «L’operazione “diluvio Al Aqsa” è un progetto esclusivamente palestinese. Ogni illazione che sia stata una decisione dell’Asse della Resistenza è disinformazione dei servizi segreti».

Le navi Usa

Mentre Hezbollah considera l’arrivo delle navi Usa «a protezione della risposta barbarica di Israele». E quando il giornalista gli chiede se l’attacco può definirsi un atto di terrorismo, replica: «E lei può calcolare quanti massacri hanno compiuto gli israeliani in 75 anni? Centinaia di migliaia di palestinesi sono stati uccisi, feriti e imprigionati solo perché erano proprietari della terra dove abitavano. Il punto non è proprio il 7 ottobre. Ma passiamo oltre, non ho altro da dire». Mentre sul mancato riconoscimento di Israele Naim Qassem sostiene che «non ha bisogno di scuse per commettere massacri, sin dall’inizio è potenza occupante. Ma se Israele e l’Occidente vogliono imporre la sua presenza con la forza non succederà né oggi ne fra 100 anni».

La Lega Araba

Infine, sulla Lega Araba che parla di pace per risolvere il problema palestinese, dice che «non siamo interessati a quel che scrivono. Per noi la pace ci sarà quando la terra verrà restituita ai legittimi proprietari: i palestinesi».

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