Carpi, il prof picchiato mentre sedava una rissa tra ragazzi a scuola: «Voglio parlare con chi mi ha colpito, tutti meritano una seconda chance»

Giordano dice di non conoscere gli aggressori: «Ma penso che siano figli di questi tempi e di questa società»

Vincenzo Giordano, 26 anni, ingegnere civile e docente di sostegno, è stato aggredito mercoledì 29 novembre mentre cercava di fermare una rissa tra studenti all’istituto superiore Vallauri di Carpi in provincia di Modena. La rissa era scoppiata durante la ricreazione tra più di dieci alunni provenienti da altri istituti con cappucci e tirapugni nel cortile della scuola. Il professore ha avuto 30 giorni di prognosi e il naso fratturato. Ma oggi dice in un’intervista al Corriere della Sera che vorrebbe parlare con chi lo ha colpito. «Innanzitutto direi che non mi permetto e non voglio giudicarli. Vorrei solo conoscerli e avere l’opportunità di capire da dove nasce tanta violenza. Vorrei parlare con loro per decifrare le condizioni che possono portare un ragazzo a ritenere di poter organizzare una spedizione punitiva contro un loro coetaneo all’interno di una scuola».


Spedizione punitiva

Giordano racconta ad Alfio Sciacca che «dopo aver accerchiato il nostro studente hanno cominciato a colpirlo. Avevano anche anelli e braccialetti che utilizzavano come fossero dei tirapugni. A quel punto mi sono avvicinato e ho cercato di separarli. Gli dicevo: “Finitela”, “ma siete pazzi?”. Niente. Allora mi sono messo in mezzo e ad un tratto mi è arrivato quel micidiale cazzotto che mi ha rotto gli occhiali e il naso. Per alcuni minuti sono rimasto stordito. Dopo li ho visti che si dileguavano». Giordano dice di non conoscere gli aggressori: «Ma penso che siano figli di questi tempi e di questa società. Penso che siano ragazzi che vivono in condizioni di disagio, senza giusti stimoli e figure di riferimento». E aggiunge che la scuola deve sforzarsi «per capire cosa c’è dietro episodi del genere che coinvolgono sempre altri ragazzi».


Insegnante di sostegno per scelta

Dice che insegna da quando aveva 19 anni, ma è ancora a tempo determinato. E che ha scelto di fare l’insegnante di sostegno. Poi parla della manifestazione di solidarietà dei suoi studenti: «Mi ha fatto piacere e mi ha commosso. Merito anche dell’impegno su questi temi della nostra dirigente scolastica». Infine, appena tornerà a scuola vuole «rivedere l’alunno picchiato e tutti gli altri. Penso che si rinsalderà il nostro rapporto. Ma, ripeto, abbiamo anche il dovere di capire cosa c’è dietro l’aggressione. A tutti va data una chance e una possibilità di recupero».

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