Veto Usa all’Onu contro il cessate il fuoco a Gaza, Netanyahu ringrazia l’alleato: «La guerra ad Hamas non si ferma»

Secondo uno studio pubblicato su Haaretz, i bombardamenti israeliani sulla Striscia hanno causato «la più alta percentuale di vittime civili di tutte le guerre del XX secolo»

Il giorno dopo, continuano le reazioni sulla decisione degli Stati Uniti di bloccare con il veto la risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu che chiedeva il «cessate il fuoco umanitario a Gaza» e definiva la situazione umanitaria «catastrofica». Nonostante l’appello del segretario generale Antonio Guterres – che per la prima volta ha invocato larticolo 99 della Carta dell’Onu (uno strumento diplomatico per richiamare l’attenzione su una questione che può minacciare il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale), il testo degli Emirati – che chiedeva anche il rilascio immediato di tutti gli ostaggi ancora nelle mani di Hamas – ha ottenuto 13 voti a favore, un astenuto (la Gran Bretagna) e il veto degli Stati Uniti. «La posizione degli Usa è giusta», ha detto il premier israeliano Benjamin Netanyahu. «Gli altri Paesi – per il premier – devono comprendere che è impossibile sostenere l’eliminazione di Hamas da una parte, e dall’altra fare appello per lo stop della guerra che impedirebbe quella eliminazione». Israele – ha concluso – «proseguirà la sua giustificata guerra volta all’eliminazione di Hamas e per raggiungere il resto degli obiettivi che sono stati stabiliti». Dello stesso parere anche il ministro degli Esteri di Tel Aviv, Eli Cohen, che ha ringraziato per il veto e attaccato, allo stesso tempo, Guterres accusandolo di stare dalla parte di Hamas. Secondo Sky News Arabia, i Paesi arabi starebbero preparando una nuovo progetto di risoluzione per il cessato il furto sulla Striscia. La nuova bozza, spiegano fonti diplomatiche all’emittente, sarà presto presentata al Consiglio di Sicurezza dagli Emirati Arabi Uniti, responsabile del primo progetto bloccato ieri dal veto Usa. Il nuovo documento chiede il cessate il fuoco e l’ingresso di aiuti umanitari a Gaza in modo programmato e sotto la supervisione dell’Onu. 


Erdogan: «Il Consiglio Onu è diventato un consiglio per la protezione e la difesa di Israele»

In queste ore l’Iran ha avvertito della minaccia di una «esplosione incontrollabile» della situazione in Medio Oriente, dopo il veto Usa. Il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian ha lanciato un appello per l’immediata apertura del valico di frontiera di Rafah con l’Egitto, per consentire l’invio di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. «Finché l’America sosterrà i crimini del regime sionista e la continuazione della guerra, c’è la possibilità di un’esplosione incontrollabile nella situazione della regione», ha detto in una telefonata al segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres. Il presidente palestinese, Abu Mazen, ha definito il veto degli Stati Uniti «aggressivo, immorale e una palese violazione di tutti i valori e i principi umanitari». Mentre il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha criticato il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite definendolo il «Consiglio di protezione israeliano». Dal 7 ottobre «il Consiglio di sicurezza – per Erdogan – è diventato un consiglio per la protezione e la difesa di Israele», ha denunciato.


Hareetz: «A Gaza percentuale di civili uccisi più alta di sempre»

I bombardamenti israeliani su Gaza, in termini percentuali, hanno causato «il più alto numero di vittime civili di tutte le guerre del XX secolo»: lo rende noto uno studio del quotidiano israeliano Haaretz. I dati, si legge, mostrano che «nelle tre precedenti campagne a Gaza, tra il 2012 e lo scorso anno, il rapporto tra le morti civili e il totale degli uccisi negli attacchi aerei si aggirava intorno al 40%, sceso poi al 33% all’inizio di quest’anno». Nelle prime tre settimane dall’inizio dell’operazione dopo gli attacchi del 7 ottobre «la percentuale di civili rispetto al totale delle morti è salita al 61%», afferma il giornale che parla di dati «senza precedenti». Anche il New York Times aveva reso noto come la percentuale di civili uccisi era la più alta di quella dei conflitti combattuti dalle forze militari Usa in Afghanistan, Iraq e Siria.

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