Cosa c’è dietro lo stop all’accordo tra Italia e Albania sui migranti: «Due punti critici»

Holta Zaçaj, presidente della Corte costituzionale albanese, spiega regole e procedure

Holta Zaçaj, presidente della Corte costituzionale albanese, dice che i giudici hanno bloccato l’accordo tra Roma e Tirana sui migranti per delle verifiche di compatibilità tra l’intesa e la Carta. Zaçaj, che ha collaborato con il Consiglio d’Europa, la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale, dice al Corriere della Sera che è stato sospeso «l’iter che porta alla ratifica dell’intesa dal momento che oltre un quarto dei deputati albanesi ci ha chiesto di controllare la costituzionalità o meno del protocollo siglato tra i due Paesi. Noi abbiamo valutato che il ricorso soddisfa i criteri di ammissibilità e secondo le nostre norme questo porta automaticamente allo stop delle procedure parlamentari per la ratifica. Però lo voglio precisare: non siamo entrati nel merito del protocollo firmato».


Le obiezioni all’accordo

Nel colloquio con Leonard Berberi la presidente della Consulta albanese spiega che i trenta deputati contestano in sostanza «due aspetti. Il primo: il presunto mancato rispetto della procedura di negoziazione e firma. Secondo loro questo tipo di accordo ha bisogno dell’autorizzazione del presidente dal momento che tocca questioni di territorio. Insomma per loro non può essere un’intesa tra governi, ma tra Stati». Mentre secondo l’altro aspetto il protocollo «potrebbe violare i diritti umani». La sospensione è arrivata ora «perché dopo la ratifica la Corte – secondo le nostre norme – non può più controllare la legittimità o meno dell’accordo. E il ricorso avanza dubbi sulla costituzionalità del protocollo».


L’esame di merito

Nell’udienza i giudici entreranno nel merito della questione: «Siamo tenuti a farlo, dobbiamo esaminare nel dettaglio il protocollo su quei due punti sollevati da un quarto del Parlamento albanese. Ma ripeto ancora: non siamo entrati proprio nel merito». Gli altri step della procedura sono questi: «Le due parti dovranno inviare la documentazione entro il 4 gennaio 2024. E dal giorno del deposito del ricorso (6 dicembre 2023) abbiamo massimo tre mesi di tempo per pronunciarci. Nel caso specifico vuol dire che entro il 6 marzo 2024 la Corte deve dire se l’accordo è legittimo o no».

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