Luca Ricolfi, i test Pisa e il mito delle donne che non capiscono la matematica: «È falso»

Il sociologo: basta guardare gli altri dati, le alunne sono superiori in ogni materia

Il sociologo Luca Ricolfi all’attacco dei test Pisa. E della “falsa teoria” delle donne che non capiscono la matematica. In un editoriale sul Messaggero il professore parla del presunto gender gap nella materia. Ovvero la questione del punteggio delle ragazze che sarebbe sistematicamente inferiore a quello dei ragazzi. Secondo Ricolfi si tratta di un falso. Per almeno tre motivi. Il primo è che è sbagliato pensare che le scelte tradizionali di una donna (sposarsi, avere figli, lavorare part-time o non lavorare) siano sempre dovute ai condizionamenti: «Certe scelte semplicemente riflettono le loro genuine preferenze», sostiene. Mentre «rappresentare la donna come una vittima-succube-marionetta» è sbagliato. Perché «non si prende mai in considerazione che ad alcune donne certe attività interessano meno che agli uomini».


I quiz e la realtà

In secondo luogo, sostiene il sociologo, parliamo del gap in matematica ma non di quello nella lettura: eppure le donne leggono molto più degli uomini. E ancora: «Come mai nessuno tematizza il drammatico ritardo culturale globale dei maschi, che abbandonano gli studi prima delle ragazze, faticano a laurearsi, e hanno quasi sempre risultati di apprendimento inferiori? È forse perché i maschi non sono considerati una categoria protetta?». Infine, secondo Ricolfi in realtà i test Pisa non misurano l’abilità nella matematica, che è innanzitutto capacità di deduzione e astrazione. «Basta esaminare il contenuto (e il formato a quiz!) delle batterie di domande, per rendersi conto che misurano prevalentemente altre abilità, di tipo più pratico, tecnico, calcolistico. Se misurassero davvero l’abilità matematica, forse l’handicap sparirebbe».


I veri numeri delle ragazze e della matematica

Ricolfi infatti dice di aver analizzato i dati degli esami di terza media grazie al ministero dell’Istruzione. E lì il risultato è «sconcertante: il gap esiste, ma è a favore delle ragazze che vanno meglio dei ragazzi in tutte le materie, compresa la matematica». Un dato che si ripete in ogni regione, a tutti i livelli della scala sociale e fra studenti italiani e stranieri. «Possibile che gli insegnanti, che conoscono i loro allievi e li seguono lungo tutto l’anno, siano giudici meno capaci di un test computerizzato somministrato una volta soltanto?».

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