Ue, la rivincita di Orbán: stop al bilancio e ai soldi all’Ucraina: «Dateci i fondi bloccati o non se ne parla»

Il veto dell’Ungheria blocca tutto a Bruxelles. «Ma firmeremo l’anno prossimo»

«Sintesi del turno di notte: veto per i soldi in più per l’Ucraina, veto per la revisione del Quadro finanziario pluriennale. Torneremo sulla questione l’anno prossimo in sede di Consiglio europeo dopo un’adeguata preparazione»: così Viktor Orbán annuncia su X la sua rivincita sul bilancio Ue dopo aver ingoiato il sì a Kiev nell’Unione Europea. E a certificare la vittoria del leader dell’Ungheria alla fine è il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel: «L’accordo sulla revisione del bilancio Ue è stato sostenuto da 26 leader ma un altro leader non lo ha fatto, torneremo dunque sulla questione all’inizio del prossimo anno e tenteremo di trovare l’unanimità». In un’intervista a Kossuth Radio il premier ungherese ha detto che rivuole tutti i fondi europei bloccati per violazioni dello Stato di diritto: «Ho sempre detto che se qualcuno vuole modificare il bilancio, allora è una grande opportunità per l’Ungheria per chiarire che deve ottenere ciò a cui ha diritto. Non la metà, o un quarto».


50 miliardi di euro

Consolandosi poi con la vittoria diplomatica: «Ma oggi lanciamo un messaggio potente sull’allargamento: è un giorno storico. E domani continueremo il lavoro sugli altri punti in agenda come il Medio Oriente, la migrazione e la lotta all’antisemitismo». Anche il premier olandese Mark Rutte si è detto fiducioso di un accordo nel 2024. Intanto però l’accordo da 50 miliardi di euro resta al palo. L’agenzia di stampa Afp spiega che l’Ue aveva deciso di fornire a Kiev un aiuto pari a 33 miliardi di prestiti e 17 miliardi di sovvenzioni in quattro anni. Un aiuto considerato cruciale da Kiev in un momento in cui i soldi americani restano fermi al Congresso per responsabilità dei repubblicani. I leader europei si tengono la vittoria sull’Ucraina nell’Ue per esprimere soddisfazione. Che non è stata però frutto di un cambio di prospettiva. Orbán è semplicemente uscito dall’aula al momento del voto, astenendosi. Anche se «il testo votato è stato concordato con lui», come ha fatto sapere un diplomatico europeo all’agenzia.


La soluzione pragmatica

Ieri il leader ungherese aveva spiegato di non aver voluto «condividere la responsabilità» della scelta insensata degli altri 26 paesi. Per questo si è astenuto. «È una vittoria per l’Ucraina, per tutta l’Europa, una vittoria che ci motiva, ispira e ci rende più forti», ha detto invece Volodymyr Zelensky. Il processo di entrata nell’Ue sarà comunque lungo, ma la scelta simbolica è importante. Così come quella sulla Moldavia, salutata da Michel come «un chiaro segnale di speranza» per i cittadini del paese. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha parlato di segnali di sostegno che offrono una prospettiva a Kiev. Emmanuel Macron l’ha definita una scelta logica, giusta e necessaria. Orbán ha continuato a far notare che le tre condizioni (su dieci) che l’Ucraina doveva rispettare per entrare nell’Ue non sono state soddisfatte.

Le nubi sull’Ucraina

Intanto si addensano nubi sull’Ucraina. La controffensiva militare non ha prodotto i risultati sperati. Mentre gli aiuti dell’Occidente cominciano a scarseggiare. Vladimir Putin ieri è tornato a parlare della guerra, facendo marcia indietro rispetto alle dichiarazioni di qualche tempo fa. E promettendo la pace «soltanto se raggiungeremo i nostri obiettivi». Ha anche detto che «praticamente lungo tutta la linea di contatto le nostre forze armate stanno migliorando la loro posizione». Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha avvertito: la sua aggressione potrebbe non fermarsi a Kiev. L’Ue ha anche deciso di concedere lo status di paese candidato alla Georgia e di aprire, a determinate condizioni, i negoziati di adesione con la Bosnia-Erzegovina.

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