Amanda Knox: «Non ho paura di tornare in Italia per difendermi». Poi l’attacco a Guede: «Ha ucciso la mia coinquilina ed è libero»

Sarà nuovamente celebrato il processo per calunnia nei confronti di Patrick Lumumba. La prima udienza attesa non prima di marzo. Cosa spera la difesa della cittadina american

«Non ho paura di tornare in Italia per difendermi, ero impreparata a 20 anni ma dopo tutti questi anni sono pronta. E voglio che i miei figli vedano cosa significhi battersi per la verità». Così in un post su X Amanda Knox anticipa il rischio di tornare in Italia, precisamente Firenze, dove si terrà il processo per calunnia nei confronti di Patrick Lumumba dopo che la Cedu ha accertato la violazione dei diritti di difesa nel procedimento che ha portato alla sua condanna. Knox, cittadina statunitense incarcerata in Italia e poi assolta per l’omicidio della propria compagna di stanza Meredith Kercher nel 2007, continua a lamentare un danno a sua immagine, nonostante l’esito del processo. «Sedici anni dopo il mio arresto, sono ancora sotto processo in Italia, e sto ancora lottando per riabilitare il mio nome. Nel frattempo, l’uomo che ha ucciso la mia compagna di stanza è libero di prigione, continua ad accusarmi e, a quanto pare, fa ancora del male a giovani donne. Viviamo in una simulazione?», ha dichiarato.


Da dove nasce il processo di Firenze

La difesa della giovane americana si aspetta che venga fissato a ridosso di giugno il processo nel quale i giudici di Firenze dovranno rivedere la condanna a tre anni di reclusione (comunque già scontati) per calunnia a Patrick Lumumba. La data dell’udienza è attesa non prima di marzo. Il nuovo processo sarà celebrato dopo che la quinta sezione penale della Cassazione ha revocato e annullato le sentenze con le quali Knox è stata condannata per avere coinvolto nel delitto compiuto a Perugia Patrick Lumumba, poi riconosciuto estraneo e quindi prosciolto. Una decisione possibile grazie al nuovo articolo, il 628 bis, del codice di procedura penale dove è prevista la richiesta che vengano eliminati “gli effetti pregiudizievoli” derivanti da una violazione che sia stata accertata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. La Corte ha quindi accolto la richiesta dei difensori dell’americana, disponendo il «rinvio per un nuovo esame sul punto» a Firenze. Per l’omicidio Meredith Rudy Guede, un immigrato della Costa d’Avorio, è stato giudicato colpevole, in un processo separato, e condannato nel 2008 a 16 anni di carcere. Nel dicembre 2020, un tribunale italiano ha stabilito che Guede avrebbe potuto completare il suo mandato ai servizi sociali.

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