Perdite, scioperi e affari a Ryad: la crisi del trasporto pubblico a Milano, che pensa in grande con le tasche vuote – L’inchiesta
Pensare in grande, nonostante tutto. Che sia una caratteristica intrinseca dei suoi abitanti o solo una trasformazione più recente, quella che sembrava essere una semplice caricatura dei cittadini ha finito col trasformarsi in uno dei tratti identitari di Milano. Una città che già guarda alle Olimpiadi invernali del 2026, ma che da anni discute di dove costruire il nuovo stadio. Una città che attrae investimenti e nuovi capitali con disinvoltura, ma dove le disuguaglianze tra i cittadini si fanno sempre più lampanti. Una città che ogni anno attira centinaia di migliaia di universitari fuori sede, ma che non riesce a tenere a bada il fenomeno del caro affitti.
Una metafora di questa condizione la si ritrova anche guardando a una delle aziende più amate dai milanesi: l’Atm, che gestisce il trasporto pubblico locale in città. In confronto a un qualsiasi altro capoluogo italiano, Milano può contare su una rete di trasporti efficiente e affidabile. Non solo: anche in continua espansione. Tra nuove metropolitane, appalti esteri e piani di riduzione delle emissioni tra i più ambiziosi in Europa, non è un caso se Atm resta ancora oggi un fiore all’occhiello di Milano. Eppure, anche qui le difficoltà non mancano. «Il problema di tenuta dei conti sul trasporto pubblico locale è gravissimo a Milano. E non ci sono segnali che qualcuno verrà ad aiutarci», avvertiva solo qualche settimana fa il sindaco, Giuseppe Sala, rivolgendosi al Consiglio comunale.
I conti di Atm e l’impatto del Covid
Come si è arrivati a questa situazione? Prima di tutto, occorre partire dai numeri. L’ultimo bilancio di Atm, relativo al 2022, si è chiuso in sostanziale pareggio con un utile di esercizio pari a 256mila euro. A pesare, semmai, è l’eredità dei due anni precedenti. Nel 2020, la controllata del Comune di Milano ha chiuso l’anno con una perdita di 64,5 milioni, mentre nel 2021 il rosso è stato di 16 milioni. Rispetto al periodo Covid, le cose sembrano in leggero miglioramento, ma è la stessa Atm – nel suo ultimo bilancio – a presagire difficoltà economiche per il 2024. Fino allo scorso anno, l’azienda ha potuto godere della fornitura di energia elettrica a prezzo fisso. Ma questo beneficio, scrive Atm, «non sarà più presente a partire dal 2023, che dunque incorrerà in gravi sofferenze a causa del rincaro del costo dell’energia». Per questo, si legge ancora nell’ultimo bilancio, «sarà inevitabile la chiusura dell’esercizio 2023 con un’ulteriore perdita». A preoccupare sono anche i dati sui passeggeri. Ancora oggi, con le restrizioni anti-Covid che sono ormai un lontano ricordo, Atm continua a registrare un calo di passeggeri sulle proprie linee del 10-15% rispetto al periodo pre pandemia.
Il punto di vista dei lavoratori
A confermare lo stato di salute decisamente poco roseo del trasporto pubblico locale sono anche i lavoratori del settore, che da mesi scioperano in tutta Italia per chiedere stipendi più dignitosi e migliori condizioni di lavoro. «Il nostro è un settore fortemente in crisi – racconta a Open Matteo Franco, del coordinamento Rsu di Atm -. In questo momento a Milano mancano almeno 300 autisti e ogni settimana c’è qualcuno che si licenzia». I motivi sono facilmente intuibili: il costo della vita nel capoluogo lombardo continua a crescere senza sosta, mente gli stipendi faticano a tenere il passo. «Fino a pochi decenni fa, la nostra categoria aveva uno dei contratti più ricchi d’Italia, ma oggi non siamo neanche tra i primi venti», precisa Franco. Il sindacalista della Filt Cgil sostiene che solo il governo abbia gli strumenti per risolvere davvero la situazione: «È vero, il trasporto pubblico locale non è più sostenibile. Ma questo perché mancano i finanziamenti dal governo centrale», attacca il sindacalista. Nel frattempo, le aziende fanno a gara per contendersi gli autisti. E Atm, costretta a fare i conti con una carenza di personale che dura ormai da anni, non può fare altro che iniziare a fare i primi tagli. «In passato l’azienda ha annunciato un taglio del 3% delle corse. A gennaio 2024 si valuterà sicuramente una nuova rimodulazione del servizio», rivela Matteo Franco.
Emissioni zero e mercati esteri
Nonostante l’ombra che aleggia sul bilancio del 2023, Atm continua a pensare in grande e abbracciare una politica espansiva. Ne sono un esempio le numerose attività all’estero. Dal 2009 l’azienda milanese gestisce la metropolitana di Copenhagen e nel 2011 si è aggiunta – solo per alcuni anni – anche la gestione della metro automatica di un campus universitario femminile a Ryad, in Arabia Saudita. Lo scorso giugno, Atm ha fatto il tris, aggiudicandosi per i prossimi 11 anni anche la metropolitana di Salonicco, in Grecia. La partecipazione ad appalti esteri, spiegano dall’azienda, è una pratica comune ad altri grandi gestori del trasporto pubblico in Europa e contribuisce ad avere maggiori risorse da investire su Milano. Considerando solo il capoluogo lombardo e i Comuni dell’hinterland, le linee di Atm coprono un’area di 657 chilometri quadrati con 5 linee metropolitane, 17 linee di tram, 4 di filobus e 123 di autobus. Nel 2017, l’azienda milanese ha avviato anche uno dei piani di elettrificazione più ambiziosi in Italia. Ad oggi, circa un autobus su cinque che circola a Milano è elettrico, con l’obiettivo di arrivare al 100% entro il 2030. Il piano di Atm costerà complessivamente 1,5 miliardi di euro ed è sicuramente uno dei più avanzati d’Europa. Allo stesso tempo, richiede l’installazione di costose infrastrutture e stazioni di ricarica, che aumentano la pressione sui conti (già traballanti) dell’azienda.
Il nodo del Fondo Nazionale Trasporti
Il trasporto pubblico locale è di gran lunga la voce che pesa di più sui bilanci del Comune di Milano. Nel 2023, un terzo di tutti i fondi stanziati da Palazzo Marino (il 33,13%) ha riguardato proprio i trasporti e il diritto alla mobilità. Una percentuale che per il 2024 è data in crescita al 34%. Negli ultimi anni, il costo del servizio di Atm è aumentato costantemente: 824,6 milioni nel 2019, 838,8 milioni nel 2020, 839,8 milioni nel 2021, 878,4 milioni nel 2023. L’impatto sul 2024 supererà il miliardo di euro e sarà coperto per 262,8 milioni dal contributo del Fondo Nazionale Trasporti e per 388 milioni dai biglietti che Atm prevede di vendere. Questo significa che la restante parte sarà a carico del Comune, ossia della fiscalità generale dei cittadini milanesi. «Nel migliore dei casi, il trasporto pubblico locale è in perdita per circa 300 milioni», ha sintetizzato l’assessore Conte rivolgendosi al Consiglio comunale. Una cifra in netto aumento rispetto al 2019, quando la perdita si attestò a 111 milioni. Eppure, assicura Conte, il piano sul lungo termine è di continuare a investire e pensare in grande. «Stiamo già lavorando all’allungamento di alcune linee della metropolitana e la M6 è in fase di progettazione», rivela l’assessore milanese al Bilancio. Se l’Atm – al pari di quanto avviene in tante altre città italiane – fatica a far quadrare i conti, il motivo va ricercato anche nel Fondo Nazionale Trasporti, che – spiega Conte – «è in costante diminuzione da anni». Senza un contributo sostanzioso da parte del governo, le città faticano a reggere da sole il peso del trasporto pubblico locale e non vengono messe nelle giuste condizioni per poter programmare potenziamenti del servizio.
L’acquisizione di M4 e la strategia per il futuro
Per garantire anche in futuro la sostenibilità economica del trasporto pubblico locale, Palazzo Marino punta su una doppia strada. La prima: insistere con il governo per ottenere più fondi. «Un confronto franco e leale con l’esecutivo è diventato indispensabile – spiega Conte -. Bisogna immaginare un meccanismo che premi i Comuni che investono in infrastrutture, altrimenti si fermano tutti». In attesa che il dialogo si sblocchi, Milano assicura che continuerà a fare la propria parte. Una prima mossa, in realtà, già è stata fatta. A dicembre, Atm ha ricevuto il via libera del Consiglio comunale per comprare dai privati le quote della linea metropolitana M4, in parte ancora sotto costruzione, che passa ora interamente sotto il controllo pubblico. Una decisione per certi versi in controtendenza, considerato che nelle principali capitali europee le società private stanno rosicchiando sempre più terreno alle amministrazioni comunali nella gestione dei trasporti (e non solo). Eppure, precisa l’assessore al Bilancio Emmanuel Conte, l’operazione su M4 rende «totalmente pubblica un’infrastruttura chiave per la transizione ecologica» e al tempo stesso «aiuta a sostenere il conto economico di Atm».
Al di là dell’acquisizione di M4, il Comune dovrà ora mettere a punto una strategia più ampia per assicurare la sostenibilità economica del trasporto pubblico locale. «Stiamo lavorando ad alcuni dossier, ma sono ancora in fase di studio», si limita a dire l’assessore. Ci sono due punti, però, su cui il Comune promette di non transigere. Il primo, assicura Conte, è che «non ci sarà, almeno per ora, un nuovo aumento del biglietto». Il secondo riguarda l’ipotesi di cedere alcune quote di Atm ai privati. Su questa soluzione il giudizio di Conte è ancora più tranchant: «La privatizzazione di Atm non è assolutamente sul tavolo». Palazzo Marino, insomma, non ha alcuna intenzione di rinunciare alla gestione del trasporto pubblico locale. Il settore però attraversa un periodo di crisi strutturale, con sempre più città italiane che faticano a reggere i costi crescenti del servizio. E se Milano non vuole perdere uno dei suoi fiori all’occhiello, dovrà trovare un modo per far quadrare i conti.
Foto di copertina: ANSA/Andrea Fasani
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