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Il freno del Vaticano sulle benedizioni alle coppie gay, le regole per i sacerdoti: come devono essere fatte

04 Gennaio 2024 - 13:45 Redazione
In un comunicato la Santa Sede offre inoltre un esempio: «Mai verrà svolta contestualmente ai riti civili di unione e neanche con degli abiti, gesti o parole propri di un matrimonio»

Sì alla benedizione in chiesa delle coppie gay, ma «brevi e semplici». Il Vaticano, con un comunicato del Dicastero per la Dottrina della Fede, è tornato ad esprimersi sull’apertura della Santa Sede alle benedizioni per le persone omosessuali. Quest’ultime, «che devono distinguersi dalla benedizioni liturgiche e ritualizzate», come era già stato specificato nella dichiarazione Fiducia supplicans del 18 dicembre scorso, sono «benedizioni di pochi secondi, senza rituale e senza benedizionale», in cui «se si avvicinano insieme due persone per invocarla, semplicemente si chiede al Signore pace, salute e altri beni per queste due persone che la richiedono», si legge nella nota. Allo stesso tempo «si chiede – continua il comunicato – che possano vivere il vangelo di Cristo in piena fedeltà e che lo Spirito Santo possa liberare queste due persone da tutto ciò che non corrisponde alla sua volontà divina e di tutto ciò che richiede purificazione». La lunga nota, a firma del cardinale prefetto Victor Manuel Fernández e del segretario monsignor Armando Matteo, è diretta a dare una risposta alle numerose obiezioni avanzate dalle conferenze episcopali nel mondo per quanto concerne il matrimonio. «La dottrina sul matrimonio non cambia, i vescovi possono discernere l’applicazione a seconda dei contesti», spiega il comunicato, che ribadisce inoltre come «le benedizioni pastorali non sono paragonabili a quelle liturgiche e ritualizzate».

«La dottrina della chiesa sul matrimonio resta ferma»

Per quanto concerne la dottrina, si riconosce inoltre che «i comprensibili pronunciamenti di alcune Conferenze episcopali (…) hanno il valore di evidenziare la necessità di un periodo più lungo di riflessione pastorale». Tuttavia, viene precisato nella nota, «quanto espresso da queste Conferenze episcopali non può essere interpretato come un’opposizione dottrinale, perché il documento è chiaro e classico sul matrimonio e sulla sessualità». Più precisamente, quando la dichiarazione afferma «che sono inammissibili riti e preghiere che possano creare confusione tra ciò che è costitutivo del matrimonio, quale “unione esclusiva, stabile e indissolubile tra un uomo e una donna, naturalmente aperta a generare figli” e ciò che lo contraddice. Questa convinzione – si legge – è fondata sulla perenne dottrina cattolica del matrimonio. Soltanto in questo contesto i rapporti sessuali trovano il loro senso naturale, adeguato e pienamente umano. La dottrina della Chiesa su questo punto resta ferma».

«I Vescovi non vogliono esporre le persone omosessuali alla violenza»

Nel lungo comunicato si fa anche riferimento alla «situazione delicata di alcuni Paesi» nel mondo, dove «le legislazioni che condannano con il carcere e in alcuni casi con la tortura e perfino con la morte il solo fatto di dichiararsi omosessuale». Va da sé, spiega il Vaticano, «che sarebbe imprudente una benedizione. È evidente – continua – che i vescovi non vogliono esporre le persone omosessuali alla violenza». La vera novità della dichiarazione di metà dicembre «è quella che richiede un generoso sforzo di ricezione e da cui nessuno dovrebbe dichiararsi escluso, non è la possibilità di benedire coppie irregolari. È l’invito a distinguere tra due forme differenti di benedizioni: “liturgiche o ritualizzate” e “spontanee o pastorali”». E queste ultime «non sono una consacrazione della persona o della coppia che le riceve – sottolinea ancora una volta il dicastero -, non sono una giustificazione di tutte le sue azioni, non sono una ratifica della vita che conduce».

«10, 15 secondi, niente abiti propri di un matrimonio e in un posto lontano dall’altare»

Infine, l’esempio: «Il sacerdote può recitare una semplice orazione come questa: “Signore, guarda a questi tuoi figli, concedi loro salute, lavoro, pace e reciproco aiuto. Liberali da tutto ciò che contraddice il tuo Vangelo e concedi loro di vivere secondo la tua volontà. Amen”. E conclude con il segno della croce su ciascuno dei due». Si tratta di «10 o 15 secondi – rilevano -. Ha senso negare questo tipo di benedizioni a queste due persone che la implorano? Non è il caso di sostenere la loro fede, poca o molta che sia, di aiutare le loro debolezza con la benedizione divina, e di dare un canale a questa apertura alla trascendenza che potrebbe condurli a essere più fedeli al vangelo?». Tale benedizione, conclude – «mai verrà svolta contestualmente ai riti civili di unione e nemmeno in relazione a essi. Neanche con degli abiti, gesti o parole propri di un matrimonio» e «non deve avvenire in un posto importante dell’edificio sacro o di fronte all’altare, perché anche questo creerebbe confusione».

Foto copertina: ANSA/ALESSANDRO DI MEO

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