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Benedizioni alle coppie gay, ora anche la Francia dice no. E non è sola: le reazioni nel resto del mondo

11 Gennaio 2024 - 09:01 Ygnazia Cigna
Dopo l'apparente apertura e il successivo freno del Vaticano, ecco come i vescovi europei (e non solo) stanno prendendo posizione

Si allargano i confini del dibattito sulla benedizione delle coppie gay da parte della chiesa. Dopo l’apparente apertura del Vaticano e la successiva retromarcia dello stesso, ora prende posizione anche la Francia. La Conferenza episcopale francese ha diramato un comunicato in cui esclude la possibilità di benedire le coppie omosessuali. Ben venga, invece, quella singola alle persone gay. Una dichiarazione di intenti che si muove magistralmente con le parole, nel tentativo di non fare passi falsi in grado di provocare scandalo. Se da un lato incoraggiano la benedizione spontanea, tuttavia il termine «coppia» scompare nel testo. Al suo posto, si parla di promozione della benedizione di persone singole. Per poi sottolineare che il matrimonio cattolico è «un’unione esclusiva, stabile e indissolubile tra un uomo e una donna». Quanto, invece, a «coloro che non vivono una situazione che gli consenta di partecipare al sacramento del matrimonio», i vescovi francesi parlano di «accoglienza incondizionata» che si realizza, però, con dei limiti ben precisi: «Attraverso preghiere di benedizione non ritualizzate e al di fuori di ogni segno assimilabile alla celebrazione del matrimonio». Una visione che, nonostante il clamore mediatico suscitato dall’apertura del Vaticano, è in linea con la stessa dichiarazione “Fiducia supplicans” a cui si rifaceva Papa Francesco.

La posizione del Vaticano

Sebbene pareva ci fosse stato un via libera dal Pontefice, al contempo nella Fiducia Supplicans si ponevano dei paletti rigidissimi da osservare. Si tollerava, infatti, solo una benedizione «al di fuori dei riti previsti dai libri liturgici», «mai svolta contestualmente ai riti civili di unione e nemmeno in relazione a essi», e «senza abiti, gesti o parole propri di un matrimonio». Insomma, per riuscire a far benedire una coppia gay lo si può fare durante «la visita di un santuario, l’incontro con un sacerdote, la preghiera recitata in un gruppo o durante un pellegrinaggio». Tuttavia, queste posizioni sono state interpretate come un’apertura del Vaticano al mondo Lgbt+, provocando non poco clamore sulla stampa italiana e internazionale. Un polverone a cui il Dicastero per la Dottrina della Fede ha deciso di porre un freno tornando a esprimersi, nelle scorse settimane, sul tema. Il cardinale prefetto Victor Manuel Fernández e il segretario monsignor Armando Matteo, hanno chiarito che la chiesa non ha intenzione di dare alcuna nuova concessione: «La dottrina sul matrimonio non cambia. […] Le benedizioni pastorali non sono paragonabili a quelle liturgiche e ritualizzate».

Le reazioni degli altri Paesi

Tuttavia, il clamore delle posizioni del Vaticano non hanno smosso solo i media, ma anche i vescovi di tutto il mondo. Durissima la reazione dei vescovi africani che non accettano alcuna possibile apertura in questa direzione e, fa sapere Le Figaro, nei prossimi giorni dovrebbero prendere posizione in via ufficiale. Fermenti si registrano anche negli Stati Uniti dove la conferenza episcopale ha spiegato che avrebbe benedetto le persone omosessuali, ma senza alcuna menzione al termine coppia. L’Ungheria di Orbán, già nota per le sue ostilità contro i diritti lgbtqia+, non ha dubbi sul tema tanto che la conferenza episcopale da subito ha preso le distanze da eventuali aperture.

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