Morta dopo aver mangiato un tiramisù vegano con tracce di latte, si chiudono le indagini. Due indagati

Si tratta del rappresentante legale e della responsabile delle linee produttive dell’azienda che ha realizzato il Tiramisun incriminato

Le indagini sul decesso della 20enne Anna Bellisario, deceduta il 5 febbraio 2023 dopo aver mangiato un tiramisù spacciato per vegano, sono state chiuse. Si va dunque verso la richiesta di processo per Giuseppe Loiero e della madre Giovanna Anoia, accusati di concorso in omicidio colposo. Il primo è infatti il rappresentante legale della Glg srl, l’azienda produttrice del “Tiramisun” con marchio Mascherpa, mentre la seconda è responsabile delle linee produttive dell’azienda. Bellisario era infatti morta dopo dieci giorni di coma provocato dallo shock anafilattico: nel dolce erano infatti presenti tracce di latte, a cui era fortemente allergica.


La vicenda

In un comunicato firmato dal procuratore di Milano Marcello Viola, infatti, è stato ribadito che il dolce conteneva mascarpone. Questo perché, come emerso dagli atti, alla Glf si «preparavano i prodotti vegani e non vegani nello stesso ambiente, in contemporanea e sullo stesso tavolo». E dunque i preparati e gli ingredienti potevano confondersi nella produzione dei dolci. Inoltre, chi lavorava in laboratorio non aveva una «formazione adeguata»: un dipendente, ad esempio, aveva seguito solo un «corso di carattere generale» di «quattro ore sulla normativa vigente in tema di igiene degli alimenti». Lo scorso 15 gennaio, il gip Fiammetta Modica aveva emesso una misura di interdizione dall’attività imprenditoriale per un anno a carico dei due responsabili dell’azienda.


Le archiviazioni

I pm hanno invece chiesto l’archiviazione per altre posizioni iscritte nell’inchiesta, tra cui il titolare del fast food dove la ragazza aveva cenato quella sera col fidanzato. E anche per i titolari delle aziende produttrici di altri alimenti, come una maionese che la ragazza aveva mangiato quella sera. La salsa conteneva infatti, spiega la Procura, «proteine dell’uovo cui pure la ragazza era allergica, ma in forma molto blanda e che, dunque, non hanno avuto alcun ruolo nell’insorgere dello shock anafilattico». I pm hanno scelto anche di archiviare le posizioni delle società che erano state indagate in base alla legge sulla responsabilità amministrativa, tra cui anche la stessa Glg srl. Il reato infatti coinvolge l’ente solo quando «viene commesso con violazione delle norme sulla tutela della salute e sicurezza sul lavoro».

L’etichetta fatale

Sia Loiero che Anoia, interrogati dal gip nei giorni scorsi, si erano avvalsi della facoltà di non rispondere. Ma, in una memoria che avevano scelto di depositare, si erano detti «addolorati» per l’accaduto. Secondo quanto scritto dal gip, se nell’etichetta del prodotto fossero state evidenziate le tracce di lattosio o suoi derivati, la giovano non avrebbe mai ordinato e consumato il dolce che le è costato la vita.

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