Boomer pigliatutto contro giovani: dietro la battaglia dei voti Angelina Mango-Geolier lo scontro tra generazioni che blocca l’Italia

Nonostante la giovane età la vincitrice del Festival di Sanremo è stata premiata dagli anziani che ancora una volta hanno silenziato la voce dei giovani

Napoli contro Nord, popolo contro élite, rap contro pop: lo scontro all’ultimo voto tra Angelina Mango e Geolier per la vittoria al Festival della canzone italiana di Sanremo è stato letto in questi giorni attraverso tante chiavi di lettura. Pochi hanno notato quella che, ad avviso di chi scrive, era la vera contrapposizione in gioco nella competizione tra due artisti così diversi: uno scontro tra giovani contro anziani, tra la generazione che si sente ed è ancora fatta da outsider e quella composta da chi detiene le chiavi del potere e occupa tutti i posti che contano.


Angelina Mango ha emozionato fino alle lacrime molti spettatori – compreso chi scrive – con la splendida interpretazione della Rondine, un pezzo del compianto Pino Mango; un artista meraviglioso che, per chiunque abbia meno di 40 anni, è un perfetto sconosciuto. Nel ricordo di quell’artista e nell’ammirazione per la bravura della sua degna erede, intorno ad Angelina si sono stretti tutti gli spettatori “over”, quelli che non avevano mai sentito parlare di Geolier, un rapper che per quella generazione di boomer era un perfetto sconosciuto fino a una settimana fa. Ignoranza molto grave, perché Geolier è un artista che ha vinto decine di dischi d’oro e di platino, riempie gli stadi, ha raccolto milioni di visualizzazioni sui social media: un artista che spopola tra i giovani anche se, tra i meno giovani, “nessuno lo ha visto arrivare”.


Scontro tra due mondi

Due personaggi così diversi hanno, quindi, messo in scena una rappresentazione quasi allegorica dello scontro tra generazioni: Angelina, nonostante la sua giovane età, ha raccolto il consenso unanime tra i genitori, i nonni e i boomer. Geolier, invece, ha portato sul palco del Teatro Ariston tutta la carica di consenso adolescenziale e giovanile che lo aiuta con allegra e confusa energia a collezionare un record dopo l’altro; consenso che non è, come ingenuamente hanno pensato in molto, concentrato in Campania, ma copre in modo uniforme tutto il Paese e ha vette altissime nei giovani. 

La gara tra due personaggi così diversi aveva quindi, un fascino tutto particolare. Ma questo fascino è andato perso per come si è svolto il finale della gara, un epilogo che ha riproposto il solito schema con cui nel nostro Paese si risolvono, da tempo immemore, i conflitti tra generazioni: quelli che comandano, gli “anziani”, si sono tappati le orecchie e hanno ribadito con brutalità chi comanda. La giornalista musicale che in sala stampa ha dichiarato candidamente di non sapere chi fosse Geolier ha denunciato una carenza professionale clamorosa: come ci si può occupare di musica senza conoscere un campione di incassi, vendite e streaming? 

La sala stampa di Sanremo metafora del Paese

Ma, soprattutto, ha anticipato il punto di vista dell’intera sala stampa: non ci interessano i nuovi fenomeni, anzi pur di fermarli siamo pronti a tutti (come ha detto quella giornalista “non gli ho messo 0 solo perche non si poteva”). Un punto di vista comune a tutti giornalisti della sala stampa, che hanno deciso di votare in massa Angelina per neutralizzare e ribaltare il plebiscito di voti raccolti dal rapper di Secondigliano, che aveva ottenuto un consenso record nel voto telefonico. Con questa scelta di ribaltare il plebiscito in atto verso Geolier è stato inviato un messaggio brutale a tutti i giovani fan del rapper: ragazzi, voi giocate con i cappellini, le strofe in rima e il rap, ma quando c’è da decidere, decidiamo noi.

Senza saperlo, la sala stampa di Sanremo ha messo in scena la rappresentazione plastica di quello che succede in troppi campi della nostra società: gli anziani, quelli arrivati prima, occupano i posti di potere e decidono senza ascoltare nessuno, mentre i giovani, quello che ancora non sono dentro il sistema, tentano di dire la loro, ma alla fine dei conti la loro voce vale poco, non ha alcun peso. Chiunque ha dei figli adolescenti può testimoniare lo sconcerto generazionale che ha prodotto un verdetto del genere: ci sono rimasti male perché da Sanremo, forte e chiaro, la classe dirigente ha ricordato loro che non è un paese per giovani. 

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