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Roberto Sergio ogni volta che pubblica su Fb si mette da solo il “mi piace”. L’ad della Rai replica anche a chi lo critica sul caso della Venier e Ghali

13 Febbraio 2024 - 20:44 Franco Bechis
Pur avendo un esercito di addetti stampa l'ad le comunicazioni se la fa da sé. Sui social non solo riprende tutti i comunicati dell’azienda, ma commenta e interviene

Domenica 11 febbraio poco dopo le 22 uno dei milioni di utenti di Facebook, Daniel Prosperi della provincia di Roma, un passato nei meet up del M5s e 279 followers decide di postare come tanti altri sui social la sua vibrante indignazione per il comunicato della Rai letto da Mara Venier a Domenica In per placare la rabbia della ambasciata di Israele dopo le parole di Ghali sul genocidio dei palestinesi. Prosperi è uno dei tanti a farlo, certamente non uno dei più noti. Usa l’artificio di una lettera aperta all’amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio, e si firma “un cittadino”. Pochi minuti dopo sotto quel post appare una prima risposta: «La guerra fa schifo, la raccontiamo tutti giorni e provo orrore per le morti quotidiane nella striscia di Gaza. Non poteva però essere dimenticata la strage di giovani che vivevano con gioia una festa da ballo e l’orrore della morte di bambini donne ed uomini oltre agli ostaggi ancora in mano ad Hamas. Tutto qui». Possiamo immaginare la faccia di Prosperi (che su FB usa il nickname “Stalin Breath”) quando legge la firma: “Roberto Sergio”. Non è un fake, perché si tratta proprio dell’amministratore delegato della Rai.

Il dialogo con l’ex militante 5 stelle

Lunedì 12 febbraio mattina capita la stessa identica esperienza a un altro utente facebook, questa volta più conosciuto. A scrivere la sua garbata ma polemica lettera aperta sul caso Ghali-Venier a Sergio è Andrea Avveduto, un giornalista che guida la comunicazione di “Pro Terra sancta” e collabora con Avvenire. Anche in questo caso il primo a rispondere nei commenti è Sergio, che non si limita al “copia e incolla” della sua risposta della sera prima, ma scrive: «Capisco, Lei avrà notato che parlo di popolo d’Israele e di comunità ebraiche. Io provo orrore per le continue stragi di civili nella striscia di Gaza e provo orrore per la guerra. Si era parlato di genocidio ed io ho aggiunto il pensiero per i giovani trucidati il 7 ottobre e per i bambini, donne ed uomini barbaramente uccisi nei kibbutz e per gli ostaggi». Replica un altro account social, di un certo Francesco Targusi che fra l’altro scrive: «I vostri telegiornali e programmi (ma soprattutto telegiornali) dovrebbero non essere schierati come dichiara, ma dare voce anche alle 25.000 vittime civili Palestinesi e delle atrocità che subiscono da anni, molto prima del 7 ottobre». E anche a Targusi arriva la risposta di Sergio: «lo facciamo ogni giorno in ogni tg ed approfondimento».

All’a.d. non bastano gli indici (di ascolto). Vuole anche i pollicioni del “mi piace”

Pur avendo un esercito di addetti stampa in Rai Sergio le comunicazioni se la fa da sé, ed è una sorpresa il suo account Facebook dove non solo riprende tutti i comunicati dell’azienda, ma talvolta commenta e interviene nel dibattito della sua comunità. L’amministratore delegato della Rai ha solo un piccolo vezzo: si piace tantissimo quando scrive. Non gli bastano gli indici (di ascolto), vuole anche i pollici. Così dopo avere fatto il suo post è il primo ad apparire con i pollicioni blu dei “mi piace”. Sergio scrive e subito si piace. Qualcuno può pensare a una scarsa dimestichezza con i social, e quindi alla possibilità di un clic errato dopo la pubblicazione. Non è sicuramente così, perché nella maggiore parte dei post appare il pollicione di Sergio, ma non solo quello. Quando sul suo profilo facebook posta nel giorno dell’anniversario di matrimonio l’album delle foto con la bella moglie Sergio al posto del pollicione mette un bel cuoricino: sa cosa sta facendo. E in caso di notizia triste per la scomparsa di qualcuno che ha conosciuto ecco apparire l’emoticon di Sergio con il faccino lacrimante.

I complimenti di giornalisti e dirigenti di viale Mazzini

Si potrebbe fare una intervista all’amministratore delegato della Rai andando a caccia dei suoi commenti social. Ad esempio, durante il Festival di Sanremo l’ex deputata del Pd Patrizia Prestipino (con cui ha fatto lo stesso liceo a Roma) si lamenta di non averlo visto inquadrato durante la diretta di Amadeus. Sergio le risponde rivelando: «Ho chiesto di non riprendere o il meno possibile l’ottava fila», in cui lui era seduto con la moglie Isabella. Inutile dire che l’affermazione ha suscitato “oh” di ammirazione dei fan del manager Rai folgorati dalla discrezione di un manager così importante. E non ha manco bisogno di essere detto, quegli “oh” come la stragrande maggioranza dei “mi piace” che accompagnano ogni pubblicazione di Sergio viene da giornalisti, dirigenti e perfino semplici tecnici della Rai che passano gran parte del loro tempo sul profilo social del loro capo supremo. C’è perfino chi pubblica nei commenti la foto della trasmissione da lui condotta che entro poco sarebbe andata in onda. Mai l’amministratore delegato rischiasse di perdersela…

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