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Camilla e Renato Soru: la vittoria della figlia sul padre e il fallimento del Terzo Polo in Sardegna

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Voti bruciati: l'ex governatore non entrerà in consiglio. E la sfida generazionale la perde malissimo

«Ci è stato detto: “O la candidata del M5s o morte. Evidentemente non c’era la volontà di tenere assieme i riformisti». Il giorno dopo le elezioni regionali in Sardegna Carlo Calenda tiene il punto sulla strategia di Azione e del Terzo Polo nonostante i risultati non l’abbiano premiata. Eppure l’ex governatore Renato Soru nell’isola era sostenuto (tiepidamente) anche da Italia Viva. Mentre Matteo Renzi ha detto sì alla lista di scopo per gli Stati Uniti d’Europa proposta dalla leader di +Europa Emma Bonino. Ma anche su questo il leader di Azione sembra irremovibile: «Noi ci presenteremo, ma io non farò più l’errore di allearmi con Renzi». Il dato di fatto però è che Soru non ha superato la soglia del 10%. Quella che serve per entrare in consiglio regionale. E quindi tutti i voti del Terzo Polo sono stati buttati.

Il Campo Largo

In più, dalle parti del Terzo Polo è necessario anche ingoiare la prima vittoria in una Regione del Campo Largo. La candidata grillina Todde è stata appoggiata da Elly Schlein, che si è spesa per la sua vittoria come Giuseppe Conte. Il Pd ora è il primo partito in Sardegna mentre l’accoppiata con +Europa ha restituito ad Azione poco più di diecimila voti e l’1,5%. Certo, più di quelli di Rifondazione Comunista che appoggiava, chissà perché, l’ex governatore. Ma comunque un risultato risibile per le ambizioni di Calenda & Co. E a simboleggiare una sconfitta indiscutibile – peraltro ammessa dal candidato – c’è anche la sconfitta in famiglia per l’imprenditore di Tiscali: la figlia Camilla entrerà in Consiglio, lui no. Per lei è stata anche una liberazione, come spiega oggi a Repubblica: «Sono contenta che mio padre non finirà per essere ricordato come il responsabile della sconfitta del centrosinistra».

Staffetta generazionale

«Spero stia bene, in campagna elettorale non ci siamo mai incontrati», aggiunge lei. Che poi rinuncia a rigirare il coltello nella piaga: «Ha perso un sindaco che è stato bocciato senza appello dai suoi cittadini, anche perché in una campagna elettorale da grande assente si è notato solo per le sue offese ignobili a Michela Murgia, mentre Todde andava casa per casa. Ha perso chi l’ha scelto e un governo che ha politicizzato la sfida locale, e inizia a deludere pure i suoi elettori». Anche per lei il voto nell’isola è un buon viatico per il Campo Largo: «Spero il voto sardo lo imponga, di rilanciarlo. Noi l’abbiamo provato sul campo, non è più stagione di autosufficienza nel Pd, e mi auguro la Sardegna dimostri anche al M5s che l’unica strada percorribile è quella comune. L’alternativa c’è, quando fanno squadra le forze del campo e si condividono i programmi».

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