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La Sardegna e i tormenti del Terzo polo: Calenda parla di dialogo con Conte, Renzi di spazio al centro (ma con le civiche stringe alleanze)

27 Febbraio 2024 - 17:28 Sara Menafra
Carlo Calenda e Matteo Renzi
Carlo Calenda e Matteo Renzi
Il leader di Italia Viva: «Il campo largo grillizzato lascia spazio al centro». Il nodo delle Europee e i prossimi appuntamenti locali

Se fosse stato per le liste che sostenevano Alessandra Todde, il campo largo avrebbe perso le elezioni in Sardegna (come del resto la destra le avrebbe vinte). Ma è anche vero che, nonostante la presenza di un candidato forte come Renato Soru, il Terzo polo non è riuscito a superare lo sbarramento del 10% e non ha eletto nessun consigliere, registrando risultati ben più bassi di quelli che indicano i sondaggi nazionali. Nella lettura del post voto regionale di domenica, con tutte le differenze del caso, tutti i partiti che si oppongono al governo ragionano sul proprio futuro visto che per la prima volta dal settembre 2022 hanno comunque registrato un risultato importante. Il più esplicito, prima su twitter e quindi in un’ampia intervista all’Huffington Post è il leader di Azione, Carlo Calenda: «Abbiamo imparato la lezione».

Ovvero, spiega il leader di Azione: «Alle Regionali correre da soli, pur con un progetto come è successo in Sardegna e in Lombardia con Letizia Moratti, non è fattibile e non lo faremo più. Perché per un candidato terzo – nonostante l’8% in Sardegna e il 10% in Lombardia non siano da buttare – sono improponibili. Anche per questo in Abruzzo siamo all’interno di una coalizione larga, con un candidato di grande competenza, per il quale ci stiamo spendendo molto. Stiamo facendo un ragionamento anche in Basilicata, solo che lì non si capisce niente». Insomma, posto che nel 2022 Calenda scelse di lasciare l’alleanza col Pd per la presenza della sinistra di Avs (salvo poi trovarsi in Sardegna con Rifondazione comunista, ma questa è un’altra storia) oggi dice che il dialogo andrà avviato, almeno a livello locale, anche con Giuseppe Conte che ha sempre considerato molto lontano: «Certo, non a tutti i costi». In Abruzzo, Azione partecipa alla coalizione che sostiene Luciano D’Amico col proprio simbolo e che include tutto il centrosinistra nel tentativo di impedire la conferma di Marco Marsilio, governatore uscente, di Fratelli d’Italia, molto vicino alla premier Giorgia Meloni.

Matteo Renzi e il centro

Matteo Renzi si concede una battuta all’uscita dalla Giunta del Senato per le autorizzazioni. Fa i complimenti alla vincente, sì, ma frena sul ruolo di Italia Viva: «C’è una vittoria oggettiva dell’alleanza Pd-M5s che credo che adesso si rafforzerà moltissimo. Questo per noi è un’ottima notizia perché apre uno spazio molto difficile da gestire alle regionali, quando si vota a turno secco, ma apre uno spazio per chi non vuole l’Italia dei manganelli della destra e non vuole l’Italia dei sussidi del Movimento 5 stelle. Il Pd si grillizza, la destra si estremizza, questo per le europee è uno spazio straordinario al centro. Il fatto che Pd e 5s si mettano insieme per me è ottimo». Conferma la linea la coordinatrice, Raffaella Paita: «Capisco le riflessioni di Calenda ma noi, invece, restiamo fieramente alternativi al Movimento cinque stelle e ad un campo largo grillizzato. Siamo convinti che uno spazio al centro esista e che possa concretizzarsi». Detto questo, almeno quando si parla di elezioni locali Italia Viva gli accordi li fa eccome. Sebbene con un nome diverso, Riformisti e civici, e un simbolo in cui solo gli affezionati possono riconoscere la virgola di Italia Viva, sosterrà Luciano D’Amico in Abruzzo. Potrebbe trovare un’intesa a Firenze con la candidata del Pd, Sara Funaro, posto che in altre occasioni, a partire da Lombardia e Liguria, ha scelto alleanze alternative al Pd.

Il nodo Europee

ANSA/CLAUDIO PERI

Il primo test importante saranno le Europee. Sabato, +Europa ha organizzato una iniziativa per «gli stati uniti d’Europa» a cui hanno partecipato varie forze ed è passata «per un saluto» anche Elly Schlein. Al progetto a cui lavora soprattutto Riccardo Magi si è detto disponibile Renzi, che non si candiderebbe personalmente, mentre Calenda si mostra più dubbioso. L’obiettivo è dire qualcosa di più concreto entro l’8 marzo, quando a Firenze partirà la Leopolda e il leader di Iv vorrà certamente enunciare le prossime tappe.

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