Liliana Segre querela Elena Basile per le accuse sui bambini palestinesi e la doppia morale «nazista»: il risarcimento andrà in beneficenza

La risposta legale della senatrice a vita dopo l’affondo dell’ex ambasciatrice (che aveva riconosciuto l’errore)

La senatrice a vita Liliana Segre ha querelato Elena Basile, l’ex ambasciatrice italiana che ai primi di febbraio le indirizzò pesantissime accuse legate a suoi presunti silenzio sui bambini palestinesi vittime della guerra a Gaza. «Lei cara signora dice di non riuscire a dormire, tormentata dal timore che la testimonianza di Auschiwtz non sia valsa a nulla. Ma i bambini palestinesi non la toccano? Proprio lei, una sopravvissuta all’Olocausto, non spende neanche una parola per loro?», polemizzò Basile in un video postato sui suoi canali social. Per poi accusare la sopravvissuta ai campi di concetramento addirittura di usare doppi standard come facevano i nazisti: «Anche loro erano molto buoni con i loro bambini, anche loro avevano una morale per i tedeschi, ariani e bianchi e non sentivano nulla per la morte degli ebrei. Lei vuole imitarli?». Poi, 24 ore dopo, in una giravolta altrettanto rocambolesca, l’ex ambasciatrice inviò una lettera di sentitissime scuse, tramite le colonne del Fatto Quotidiano, confessando di non aver letto né ascoltato le dichiarazioni di Liliana Segre, ma di essersi basata sul sentito dire. «È stato un atroce malinteso, spero potrà dimenticare l’offesa», scrisse Basile. La senatrice a vita non replicò mai, ma la sua famiglia aveva messo in chiaro che avrebbe adito le vie legali per tutelare la sua onorabilità. Oggi, come preannunciato, l’avvocato Vincenzo Saponara ha depositato la querela di Liliana Segre nei confronti di Basile. Oltre che in sede penale, Segre adirà anche in sede civile per assicurare la rimozione dei messaggi diffamatori nei suoi confronti e per ottenere il risarcimento dei danni che ne sono derivati: risarcimento, apprende l’Ansa, che andrà in beneficenza.


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