Vittorio Feltri: «Meridionali inferiori? Ormai in Italia non si può scrivere più niente»

L’editorialista si difende dall’accusa di incitazione all’odio razziale

Il giornalista Vittorio Feltri andrà a processo per istigazione all’odio razziale. Una denuncia presentata dall’ex senatore M5s Saverio De Bonis per frasi come: «Tra nord e sud c’è un abisso. Milano grande, Roma grande immondezzaio d’Italia»; «Al Sud sono contro le autonomie perché vogliono vivere alle spalle degli altri»; «I meridionali? In molti casi sono inferiori». L’editorialista del Giornale e fondatore di Libero oggi in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera prova a difendersi dall’accusa. A modo suo: «Ormai in Italia non si può scrivere più niente. Ti incriminano subito. A parte il furto e la rapina a me hanno contestato di tutto». Spiega anche che ha scelto il rito abbreviato perché «questa farsa va avanti da 7 anni. Il mio avvocato mi ha suggerito questa scelta. Ma tanto sarò assolto».


Polentone

E questo nonostante ci sia da sempre «una sinistra giudiziaria che è rimasta attaccata al potere». Feltri si sente un po’ vittima: «Mi chiamano “Polentone” da cento anni perché sono di Bergamo». Poi ribadisce: «Il Nord si è evoluto, mentre il Sud non riesce a farlo, perché c’è una disorganizzazione politica che non consente a nessuno di fare un passo avanti. Questo lo sanno tutti e lo dice lo stesso governatore della Campania: Vincenzo De Luca». E mette le mani avanti: «Guardi, io al Sud ci sono cresciuto: a Guardialfiera, in Molise. Là c’è gente tosta. Mio padre è morto quando io avevo 6 anni e non sguazzavo affatto nell’oro. Mia madre, ogni estate, mi mandava in Molise da sua sorella, perché là c’era mio zio che amministrava un feudo e io ho pure imparato il dialetto». Mentre, sostiene, la sua città preferita è Napoli: «Ho sempre avuto amici napoletani. Parlo benissimo il napoletano».


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