Cos’è e come si affronta la solastalgia, l’ansia per il futuro del pianeta che cresce tra i giovani

Crisi di panico, sensi di colpa perché non si è fatto abbastanza, burnout: ecco come si manifesta il disagio legato ai timori per l’ambiente

Lo scorso luglio una ragazza era intervenuta al Giffoni Film Festival rivolgendosi direttamente al ministro Gilberto Pichetto Fratin e confessando di soffrire di eco-ansia, di avere molta paura per il futuro e per questo non intenzionata ad avere figli. Questa paura che il pianeta possa fare una brutta fine, l’ambiente continuare a guastarsi e che non bastino gli sforzi individuali per arrestare il declino è crescente tra i giovani e giovanissimi. Se ne è parlato di recente, come riferisce il Corriere della Sera, al seminario Walking psychology for wellness organizzato a Rhêmes-Notre-Dame dall’Ordine degli Psicologi del Piemonte in collaborazione con l’Ordine della Valle d’Aosta. I quaranta professionisti, insieme al climatologo Luca Mercalli, hanno discusso anche dello stretto legame tra ambiente e salute mentale, portando il caso della solastalgia, o eco-ansia, o ancora angoscia climatica: quello stato di malessere provocato dai problemi di inquinamento e cambiamento climatico della Terra. Tra i sintomi più comuni di questo disagio ci sono le crisi di panico, sensi di colpa per non riuscire a fare abbastanza, burnout, stress, apatia. Come diceva quella ragazza rivolgendosi a Pichetto Fratin: «Penso di non avere un futuro. In questi giorni nella mia terra, in Sicilia, sta bruciando tutto. Non so se voglio avere figli, e dato che voi parlate di 2030, 2050, obiettivi che sento sinceramente lontani, lei non ha paura per i suoi figli o per i suoi nipoti?». Secondo i primissimi studi oltreoceano dell’American psychological association, può essere un campanello d’allarme che, se individuato e affrontato nelle prime fasi, può anche invogliare ad adottare comportamenti virtuosi. Come un un impegno maggiore nella raccolta differenziata e nelle proprie scelte di acquisto quotidiane. Ma se associata ad altri fattori, può diventare patologica e paralizzante, fino ad associarsi e innescare altri disturbi come quelli del comportamento alimentare. Perché se il pianeta è esausto dallo sfruttamento dell’uomo, si rinuncia al cibo e ci si ritrova paralizzati nelle scelte. Secondo alcuni studiosi, la chiave per disinnescare la paralisi da eco ansia è proprio nella natura. Per affrontare questo disagio, durante il seminario il ricercatore e psicologo Francesco Becheri ha proposto l’immersione nella natura incontaminata, per ritrovare le distanze e la serenità, così come nel Nordeuropa si viene incentivati ad assumere un impegno attivo per l’ambiente oltre a recuperare un rapporto intimo con la natura.


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