La consulente di Meta si dimette e denuncia: «Ignorano gli allarmi sui rischi di suicidio per i ragazzi, pensano solo al profitto»

La lettera della psicologa Lotte Rubæk riaccende le polemiche sul delicato rapporto tra social media e salute mentale

La psicologa danese Lotte Rubæk si è dimessa dal team di esperti di Meta per la prevenzione del suicidio e dell’autolesionismo. Un passo indietro tanto inaspettato quanto clamoroso, che riporta sotto i riflettori il delicato rapporto tra social media e salute mentale, soprattutto per quanto riguarda gli utenti più giovani. Nell’annunciare le sue dimissioni, rivelate in esclusiva dal Guardian, Rubæk ha puntato il dito contro i suoi (ex) datori di lavoro. Meta, accusa la psicologa danese, sta «chiudendo un occhio» sui contenuti potenzialmente pericolosi che circolano su Instagram, ignorando il consiglio degli esperti e concentrandosi esclusivamente sui profitti aziendali. La critica di Rubæk, in particolare, è rivolta agli sforzi – giudicati insufficienti – di rimozione delle immagini di autolesionismo, che secondo l’esperta stanno spingendo sempre più giovani donne a farsi del male o addirittura togliersi la vita.


Le dimissioni (con polemiche)

«Non posso più far parte del gruppo di esperti di Meta, poiché non credo più che la nostra voce abbia un impatto realmente positivo sulla sicurezza dei bambini e dei giovani sulle vostre piattaforme», scrive Rubæk nella sua lettera di dimissioni. La psicologa danese accusa i vertici aziendali di non prendere abbastanza sul serio il tema dell’autolesionismo e di concentrarsi su altre priorità. Quali? «Mantenere l’interazione dei propri utenti e guadagnare i loro soldi», spiega Rubæk senza mezzi termini. Le dimissioni della psicologa danese, una delle massime esperte di prevenzione del suicidio e dell’autolesionismo dentro Meta, si inseriscono in una polemica ben più ampia sugli effetti negativi dei social media sulla salute mentale. Appena un mese fa, TikTok, Instagram, Facebook, Snapchat e YouTube sono stati denunciati dalla città di New York con l’accusa di aver consapevolmente programmato le proprie piattaforme per creare dipendenza nei giovani. A fine gennaio, lo stesso fondatore di Meta, Mark Zuckeberg, è stato incalzato da alcuni membri del congresso americano proprio su questo tema, al punto da arrivare a chiedere scusa ai familiari dei giovani che hanno subito danni dall’utilizzo delle sue piattaforme.


La risposta di Meta

Le critiche rivolte da Lotte Rubæk a Meta non sono niente di nuovo. La differenza, semmai, è che questa volta non arrivano da politici, associazioni o tribunali, ma da una persona che fino a pochi giorni fa lavorava proprio per le piattaforme di Zuckerberg. «Il suicidio e l’autolesionismo sono questioni complesse e le prendiamo incredibilmente sul serio», ha replicato l’azienda con sede a Menlo Park. «Ci consultiamo da molti anni con esperti di sicurezza, compresi quelli del nostro gruppo di consulenza su suicidio e autolesionismo, e il loro feedback ci ha aiutato a continuare a compiere progressi significativi in ​​questo ambito», ha precisato Meta in una nota. E a dimostrazione della propria buona volontà, il colosso guidato da Mark Zuckerberg ha annunciato l’introduzione di nuove misure per la prevenzione di suicidio e atti autolesionistici: «Nasconderemo i contenuti che parlano di suicidio e autolesionismo da parte degli adolescenti, anche se condivisi da qualcuno che seguono, uno dei tanti aggiornamenti che abbiamo apportato dopo un’attenta discussione con i nostri consulenti».

Foto di copertina: UNSPLASH/Claudio Schwarz

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