Sulle Alpi manca la neve e lo sci muore. L’allarme di Legambiente: «150 milioni di soldi pubblici agli impianti sono accanimento terapeutico»

Sono 241 gli impianti che sopravvivono solo grazie ai finanziamenti pubblici, mentre gli scienziati avvertono: la neve sulle Alpi non è mai stata così effimera negli ultimi 600 anni

In Italia nevica sempre di meno, ed è marcato l’aumento del numero di impianti sciistici che devono chiudere a causa dell’aumento delle temperature invernali. Sono 177 in tutta la Penisola quelli chiusi temporaneamente. Ovvero 92 sulle Alpi e 85 sugli Appennini, secondo la rilevazione effettuata da Legambiente nel report Nevediversa 2024. La cifra racchiude un incremento di 39 unità rispetto al report del 2023, che sarebbe ancor maggiore se 241 impianti – in aumento di 33 unità rispetto a un anno fa – non sopravvivessero solo grazie all’iniezione di denaro pubblico, in una pratica che l’associazione ambientalista definisce «accanimento terapeutico», finanziato con 148 milioni di euro, utilizzati per ammodernamenti e innevamento artificiale, contro i soli 4 milioni destinati alla promozione dell’ecoturismo.


I numeri

Il ricorso sempre maggiore alla neve artificiale è confermato dall’aumento del numero di bacini idrici nati per questo esatto scopo, che sono ormai 158 in tutto il Paese, 16 più che nel 2023. Inoltre, ci sono 93 impianti che sono rimasti aperti a singhiozzo, nove in più rispetto al 2023. Le strutture dismesse crescono di invece di 11 unità rispetto all’anno scorso, arrivando a un totale di 260. Legambiente analizza decine di impianti nel dettaglio e porta l’esempio del Piemonte, dove l’inverno si è concluso con una temperatura di tre gradi superiore alla media del periodo 1991-2020 e che lo rende il più caldo degli ultimi 70 anni. Nonostante ciò – scrive l’associazione – in Piemonte, dove i fondi erogati sono tra i più trasparenti e tracciabili, ammontano a 32.339.873 di euro i contributi previsti per il biennio 2023-2025 (contro i 29.044.956 di euro del biennio 2022-2024).  


«La neve più effimera degli ultimi 600 anni»

Si tratta di numeri che evidenziano la necessità di ripensare il turismo montano invernale e che secondo Legambiente non sono stati presi sufficientemente in considerazione nella scelta di ospitare le olimpiadi invernali di Milano-Cortina del 2026. Un recente studio dell’Università di Padova pubblicato su Nature Recent waning snowpack in the Alps is unprecedented in the last six centuries – infatti, evidenzia come sulle Alpi continui a nevicare, ma meno e in maniera sempre più discontinua e con sbalzi di temperatura che non permettono alla neve di fissarsi e imbiancare le cime per tutto l’inverno. A febbraio 2024 mancava il 64% della neve che normalmente nello stesso periodo si trova sui rilievi del Paese. La durata della copertura nevosa si è ridotta in media di un mese, e scrivono Carrer, Dibona, Prendin e Brunetti, non è mai stata così effimera negli ultimi 600 anni, dato che la neve tarda ad accumularsi in autunno e fonde più rapidamente in primavera.

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