Roma, temperature di dicembre con 3 gradi più degli ultimi 50 anni. Su Alpi e Appennini scarseggia la neve. Molte piste chiuse a Natale

Da Nord a Sud della penisola, tutti i segnali di un inverno decisamente anomalo

La temperatura media del mese di dicembre degli ultimi due anni a Roma è stata di 11,4 gradi, quasi tre gradi in più della temperatura media dell’ultimo mese dell’anno negli ultimi 50 anni: 8,5 gradi. È stato un Natale quasi primaverile quello appena trascorso nella capitale di Italia, e nei giorni immediatamente precedenti e anche in quello di Santo Stefano le massime hanno superato per parecchie ore i 15 gradi centigradi. Si chiude così nel cuore dell’Italia questo 2023 che secondo le prime stime ormai consolidate passerà alla storia come l’anno più caldo da quando le temperature sono state scientificamente registrate.


Un terzo delle piste da sci è chiuso

Il termometro oscilla di qualche grado lungo la penisola, ma le medie di dicembre sia nel 2022 che nel 2023 sono state ovunque molto più alte che nel passato, e qualche problema comportano anche a chi voleva passare qualche giorno di vacanza sulle piste di sci. Se il clou della stagione sciistica non è stato compromesso dal clima impazzito è solo perché qualche abbondante nevicata a fine novembre e durante il ponte dell’Immacolata ha consentito di evitare lo scioglimento nelle settimane successive grazie all’utilizzo dei cannoni con la neve artificiale. Ma in questa settimana di vacanze di Natale secondo il portale degli sciatori Skiresort.it sono aperte solo due terzi delle piste sciistiche, e 1.348 km di piste su 4.251 totali sono restate chiuse per mancanza di neve.


In molte località di montagna manca la neve sulle piste

La situazione della neve varia anche bruscamente nelle più rinomate località di vacanza con impianti di risalita. Se in Val Gardena, a Plan de Corones, all’Alpe di Siusi, in Val Senales o a Livigno tutte le piste risultano aperte e il loro fondo nevoso non desta preoccupazioni, a Natale a Bardonecchia solo 40 km sui 100 di piste erano percorribili e 9 impianti di risalita su 23 erano aperti. Guai anche nel comprensorio Civetta-Alleghe-Selva di Cadore con appena il 39% delle piste aperte. Peggio ancora a Passo San Pellegrino/Falcade dove era aperto solo il 37% delle piste. Nella Riserva Bianca di Limone Piemonte aperti solo 8 km dei 52 totali di piste (15%). Stessa bassissima percentuale all’Abetone, dove risultano aperti 6,5 km dei 44,1 totali. Situazione critica in Piemonte a Limone e Macugnaga e in Val d’Aosta a Gressoney Saint Jean con meno del 10 per cento delle piste aperte. Con queste temperature non si scia proprio nel centro Italia e risultano chiuse del tutto le piste di Pescasseroli, del Monte Terminillo e di Campo Felice.

La catena delle Alpi brulla intorno a Torino

L’esperienza personale non è ovviamente un dato scientifico sui cambiamenti climatici. Eppure non ricordo un Natale a Torino come quello appena passato con la catena delle Alpi che circonda la città visibilmente priva di neve: se ne intravede solo sul cucuzzolo delle cime più alte, come il Monviso. Rientrato a Roma il giorno di Santo Stefano mi ha impressionato il giardino di un istituto di suore che vedo dal balcone di casa: dopo qualche giorno di temperature più alte del solito sembra che alla natura sia arrivato il messaggio di una primavera ormai iniziata. I rampicanti in pochi giorni hanno messo le loro foglioline verdi, così gli arbusti che solo una settimana fa erano spogli. Qualche fiorellino è sbocciato su qualche piantina, e gli alberi da frutta hanno già le gemme che in qualche caso fanno presagire la nascita delle prime foglioline.

Gemme e fiori già sbocciati a dicembre nella capitale

Da quando vivo a Roma – sono ormai 33 anni – ogni tanto mi divertivo a raccontare la storia di un alberello malandato all’angolo fra viale Mazzini e viale Angelico che cantava prima di tutti gli altri della capitale l’arrivo della primavera: un mandorlo che faceva sbocciare i suoi fiorellini bianchi spesso a fine gennaio. Qualche anno fa era stato robustamente potato sperando di salvarlo. Ma non ce l’ha fatta: nel 2022 è stato definitivamente sradicato. Il suo segreto era assai poco naturale: accanto alle sue radici passavano tubature con acqua calda, e se il clima non fosse stato gelido avrebbe dato prima di tutti l’avviso della primavera. Mai però è capitato a dicembre, ed è un guaio. Perché secondo i meteorologi il freddo tornerà presto, e ritornerà ancora. Fiori e foglioline saranno rovinati e pace per il giardino delle suore: per l’agricoltura italiana è notizia ben peggiore.

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