Dal fondo di 100 miliardi alla distribuzione di armi: cosa prevede il Piano della Nato per l’Ucraina

Il piano predisposto dal segretario generale Stoltenberg arriva oggi sul tavolo dei ministri dei 32 Paesi membri. Così si potrebbe sfilare agli Usa il controllo sull’invio di armi a Kiev

Un fondo da 100 miliardi di dollari per garantire un sostegno militare solido e prevedibile all’Ucraina per i prossimi cinque anni. È il piano che il segretario della Nato Jens Stoltenberg presenterà oggi ai ministri degli Esteri dei 32 Paesi membri dell’Alleanza, con l’obiettivo di arrivare all’approvazione del progetto entro il vertice dei capi di Stato e di governo in programma a luglio a Washington. L’obiettivo è chiaro: slegare il sostegno di medio periodo all’Ucraina dai «venti di cambiamento politico», leggi dal possibile tsunami geopolitico di un ritorno alla presidenza Usa di Donald Trump a novembre. Sarà questa d’altra parte l’ultima scommessa di Stoltenebrg, l’ex premier norvegese che il prossimo autunno lascerà la guida della Nato (con ogni probabilità al premier olandese uscente Mark Rutte) dopo nove anni al timone. L’Ucraina ha bisogno di «denaro fresco» per poter vincere la guerra e serve un nuovo quadro per fornire gli aiuti militari a Kiev in modo che siano «prevedibili e costanti», ha detto stamattina Stoltenberg arrivando alla riunione di Bruxelles, inquadrando la sfida: «La Russia deve capire che non può raggiungere i suoi obiettivi sul campo di battaglia. Ma l’Ucraina ha esigenze urgenti. Qualsiasi ritardo nel fornire supporto ha conseguenze sul campo di battaglia, quindi dobbiamo modificare le dinamiche del nostro sostegno». Ecco perché, ha proseguito il leader norvegese, «dobbiamo affidarci meno ai contributi volontari e più agli impegni dell’Alleanza, meno alle offerte a breve termine e più agli impegni pluriennali».


Cosa prevede il piano

Si chiama “Missione per l’Ucraina”, la proposta che Stoltenberg illustrerà ai ministri degli Esteri della Nato. L’idea come detto è quella di predisporre lo stanziamento coordinato da parte dei 32 membri di un fondo da 100 miliardi di dollari per il sostegno militare a Kiev nei prossimi cinque anni. La distribuzione dei finanziamenti tra i diversi Paesi membri dell’Alleanza sarà uno dei temi oggetto di discussione. Una delle soluzioni possibili per calcolarla potrebbe essere l’utilizzo dei coefficienti di bilancio di ciascun contribuente. In tal caso agli Usa, di gran lunga il primo partner dell’Alleanza, spetterebbe un investimento nel fondo attorno ai 16 miliardi di dollari. Molto meno di quanto prevedrebbe il pacchetto di aiuti bilaterali (60 miliardi) bloccato ormai da mesi al Congresso per l’opposizione dei Repubblicani ispirati da Trump. Con il fondo coordinato, insomma, i vertici Nato sperano di anticipare i tempi, sottrarre la questione dello stanziamento di risorse per Kiev alle guerriglie politiche attuali o futuribili interne dei diversi Paesi membri (anche in Europa) e presentare anche sul piano simbolico un risultato concreto all’ansioso alleato Zelensky. Visto e considerato, come spiega il Financial Times, che l’altro agognato traguardo da parte dell’Ucraina – l’indicazione di una data certa per l’ingresso nella Nato – è da considerarsi al momento impercorribile per la Nato.


La gestione degli armamenti

Oltre al fondo comune quinquennale, il piano prevedrebbe però anche un’altra novità importante sul piano della distribuzione concreta delle forniture: il passaggio alla Nato del controllo sugli armamenti “letali” per l’Ucraina veicolati tramite il cosiddetto «gruppo di Ramstein». Il gruppo di contatto per la difesa dell’Ucraina – questo il nome ufficiale dell’alleanza per gli aiuti militari a Kiev lanciata da due anni – è stato fin qui guidato sul piano operativo dagli Usa. In un altro passaggio delicatissimo in vista di una possibile transizione politica alla Casa Bianca, il controllo sarebbe assunto direttamente dalla Nato. «Questo sarà davvero il passaggio del Rubicone – ha spiegato stamattina un diplomatico coinvolto nei negoziati al quotidiano britannico – La Nato avrà un ruolo nel coordinare il supporto letale per l’Ucraina. Ma penso che possa emergere un consenso attorno a questo progetto».

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