Ruanda, il mea culpa di Macron 30 anni dopo: «La Francia avrebbe potuto fermare quel genocidio, ma non lo fece»

La dolorosa riflessione del capo dell’Eliseo a tre decenni dallo sterminio di oltre 800mila civili, in gran parte membri della minoranza Tutsi

«La Francia e i suoi alleati occidentali e africani avrebbero potuto fermare il genocidio in Ruanda, ma hanno deciso di non farlo». A dirlo è il presidente francese, Emmanuel Macron, a pochi giorni dal 30esimo anniversario dall’inizio dell’offensiva delle milizie Hutu che portò a uno degli episodi più tragici del XX secolo. Il capo dell’Eliseo, invitato dal presidente ruandese Paul Kagame, non sarà presente domenica prossima alla cerimonia. Tuttavia, Macron parlerà in un video-messaggio «che verrà pubblicato sui social», ha riferito il suo staff, che ne ha anticipato i contenuti salienti: «Il capo dello Stato ricorderà che, quando è iniziata la fase di sterminio totale dei Tutsi, la comunità internazionale aveva i mezzi per conoscere e agire grazie alla sua conoscenza dei genocidi – come ci è stata rivelata dai sopravvissuti degli armeni e della Shoah – e che la Francia, che avrebbe potuto fermare il genocidio con i suoi alleati occidentali e africani, non ha avuto la volontà di farlo», hanno sottolineato dall’Eliseo. 


L’evoluzione della riflessione di Macron

Nel maggio del 2021 il viaggio di Macron a Kigali, capitale della Ruanda, e le parole pronunciate in quell’occasione avevano fatto riavvicinare il presidente francese e quello ruandese, Paul Kagame. La questione del ruolo della Francia prima, durante e dopo il genocidio è stata per anni un argomento controverso, che ha persino portato alla rottura delle relazioni diplomatiche tra i Paesi tra il 2006 e il 2009, come ricorda Le Monde. Al monumento commemorativo nella capitale ruandese, Macron aveva dichiarato tre anni fa di essere arrivato a «riconoscere la responsabilità della Francia nel genocidio», in cui furono uccise oltre 800mila civili inermi, principalmente membri della minoranza Tutsi. La strage fu perpetrata tra i mesi di aprile e luglio 1994 (all’Eliseo sedeva il presidente socialista François Mitterrand). «Abbiamo tutti abbandonato centinaia di migliaia di vittime in questo infernale huis clos», scandì Macron già tre anni fa.


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