Il ministero invita le scuole a visitare la base militare di Ghedi, ma 200 prof si ribellano: «Da lì si alzano aerei carichi di morte»

La lettera di protesta della docente Patrizia Londero a cui hanno aderito centinaia di insegnanti. Ghedi: «Non vogliamo fare propaganda»

Ghedi è un piccolo comune che conta poco più di 18mila abitanti nella provincia di Brescia, ma è da anni luogo di visita di centinaia e centinaia studenti di ogni scuola – dall’asilo alle superiori – per via del suo aeroporto militare. Ma gli insegnanti ora dicono basta. Duecento professori hanno firmato una lettera di denuncia, lanciata dalla docente Patrizia Londero di Desenzano, in risposta a una comunicazione ricevuta dal Ministero dell’Istruzione e del Merito che invita le scuole a prendere parte all’evento «Mettiamo le ali ai nostri sogni: Giornata per la scuola 2024 del 16 aprile 2024 in occasione dell’esibizione in addestramento della Pattuglia acrobatica Frecce Tricolori presso il 6° stormo Diavoli Rossi di Ghedi». Dal titolo «Il fascino indiscreto della guerra», la missiva dei docenti critica la scelta di portare gli studenti a vedere una base militare, a maggior ragione nel contesto storico attuale afflitto da guerre in più Paesi.


La replica di Ghedi: «Non vogliamo fare propaganda»

«Ghedi è una base militare da cui più volte si sono alzati in volo aerei con il loro carico di morte su Paesi cosiddetti “canaglia” (Iraq 1991, Serbia 1999)», chiosano i professori. E se dall’Aeronautica Militare che gestisce la base di Ghedi si mettono sulla difensiva replicando che l’iniziativa «non vuole essere uno strumento di propaganda, ma fonte di ispirazione ai migliori valori», gli insegnanti non arretrano. «Mentre assistiamo impotenti allo sgretolarsi del diritto umanitario, vediamo un fiorire di iniziative che esortano le scuole a far partecipare gli alunni a visite a mostre d’armi, a basi militari, a parate», dichiarano. E non manca la frecciata diretta al Ministero capeggiato dal leghista Giuseppe Valditara, accusato di «far proliferare proposte formative a sfondo militare». Tuttavia, al momento, non c’è stato ancora alcun passo indietro né dal ministero né dalla base.


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