Grecia, uccisa dal suo ex fidanzato davanti alla stazione di polizia: era andata a chiedere aiuto. La storia di Kyriaki Griva

La 28enne era stata seguita fin sotto il commissariato e aveva chiesto di essere scortata a casa. Ma aveva ricevuto una risposta glaciale: «L’auto di pattuglia non è un taxi»

Un femminicidio ha scosso la Grecia nelle ultime ore: quello della 28enne Kyriaki Griva, pugnalata alla schiena dal suo ex fidanzato subito dopo aver chiesto aiuto alla polizia. Si era infatti recata presso la stazione di Agioi Anargyro, alla periferia nord di Atene, per raccontare alle forze dell’ordine le sue paure. La relazione finita con un uomo violento che la stava aspettando proprio sotto al commissariato. La tragedia avrebbe potuto essere evitata se da quella struttura, dopo aver parlato con il poliziotto in servizio, la giovane non fosse uscita da sola ma accompagnata da un’auto di pattuglia. Peccato che non ce n’era nessuna disponibile in quel momento, almeno secondo quanto dichiarato dal poliziotto, che ha aggiunto come Kyriaki avrebbe dovuto telefonare all’operatore del servizio per averne una. 


Una richiesta inascoltata

«Le ho chiesto se avesse intenzione di denunciare ma lei ha risposto di no — ha riferito nella testimonianza il giovane ufficiale—. Ci ha detto che tutto ciò che voleva era un’auto di pattuglia per ritornare a casa. Ma in quel momento non c’era un’auto di pattuglia disponibile del dipartimento così le dissi che avrebbe dovuto chiamare l’operatore». Cosa che ha immediatamente fatto, scrive il Corriere della Sera, per implorare: «Mi sto perdendo. È arrivato qui. Mi aiuti». La risposta è stata glaciale: «Signora, l’auto di pattuglia non è un taxi». Una conversazione che, dopo esser stata divulgata dai media, sta accendendo la rabbia e la frustrazione in tutto il Paese ellenico.


Le linee guida ignorate

Anche perché, stando ai dati ufficiali del Ministero per la Protezione dei Cittadini, gli episodi di violenza domestica nel Paese sono raddoppiati dal 2020. Una situazione per contrastare la quale pochi anni fa, nell’agosto 2021, era stata diramata una guida ad uso interno della polizia. In essa si affermava esplicitamente che la violenza è «perseguita d’ufficio e che è sufficiente anche una semplice denuncia (non necessariamente una querela) perché si applichino le disposizioni di legge». E si aggiungeva che «tutti i servizi di polizia competenti (dipartimenti di polizia, dipartimenti di sicurezza, sottodirezioni di sicurezza, azione immediata) hanno l’obbligo di agire immediatamente». Prescrizioni trascurate, come dimostra la drammatica vicenda di Kyriaki.

Le reazioni politiche

Un poliziotto ha raccontato gli ultimi istanti della vita della donna: «Sono uscito e ho visto un uomo aggrappato al corpo della donna, da dietro. Ma non potevo vedere le sue mani. L’uomo si è allontanato un po’ e solo allora mi sono reso conto che aveva in mano un grosso coltello, che glielo stava estraendo dalla schiena e che la donna stava cadendo a faccia in giù. Sanguinava dal corpo e dalla bocca». Un’esecuzione, evitabile secondo i media e l’opinione pubblica, che sta avendo ripercussioni anche politiche. A cominciare dalla Presidente della Repubblica, Katerina Sakellaropoulou, che ha chiesto una legge sul reato di femminicidio. 

In attesa del processo

È intervenuto anche il ministro per la Protezione dei cittadini, Michalis Chrysochoidis, dichiarando: «Quello che sto vivendo oggi è uno dei crimini più spregevoli e violenti che abbia mai vissuto e voglio esprimere il mio sgomento». Anche secondo il ministro della Sanità, Adonis Georgiadis, «quello che è successo è scioccante, non ho parole per descriverlo. Abbiamo un omicidio quasi davanti a una stazione di polizia». Adesso i poliziotti coinvolti nella vicenda, dal comandante della stazione all’ufficiale di turno, sono stati rimossi dalle loro posizioni. L’assassino è stato invece rinchiuso in un reparto psichiatrico del carcere in attesa del processo.

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