L’apertura inaspettata di Biden su Julian Assange: «Lasciar cadere le accuse? Ci stiamo pensando»

Qualora venisse estradato negli Stati Uniti e condannato, il fondatore di WikiLeaks rischia fino a 175 anni di carcere

«Ci stiamo pensando». Ha risposto così Joe Biden al giornalista che gli chiedeva se la Casa Bianca fosse disposta a lasciar cadere le accuse contro Julian Assange. Le tre parole pronunciate dal presidente americano lasciano presagire una possibile svolta per il caso del fondatore di Wikileaks, divenuto uno dei più discussi a livello internazionale. A marzo, la Corte Suprema di Londra ha riconosciuto ad Assange la possibilità di fare appello contro l’ordine di estradizione negli Stati Uniti, dove rischia una condanna fino a 175 anni di carcere per la pubblicazione di circa 700mila documenti secretati, relativi ad attività militari e diplomatiche condotti dagli Usa all’estero. Da quindici anni la giustizia americana dà la caccia al fondatore di Wikileaks, attualmente detenuto nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, a Londra. Secondo Amnesty International, Reporter Senza Frontiere e tutte le principali associazioni a difesa della libertà di stampa, Assange non è altro che «un prigioniero politico».


Il pressing dell’Australia

Lo scorso febbraio, il parlamento australiano ha approvato una mozione in cui si chiede al governo americano di lasciar cadere tutte le accuse contro Assange per consentirgli di tornare a casa. Le parole pronunciate oggi da Biden lasciano intendere che questa strada non è stata del tutto scartata dalla Casa Bianca. Nelle scorse settimane, il Wall Street Journal aveva rivelato l’esistenza di un’altra ipotesi su cui stava ragionando il dipartimento di Giustizia americano: permettere ad Assange di dichiararsi colpevole per cattiva gestione di informazioni riservate, aprendo così la possibilità di un accordo che potrebbe eventualmente portare al suo rilascio dalla prigione britannica.


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