La nuova Alfa Romeo non si chiamerà «Milano», ma «Junior». Il ministro Urso canta vittoria: «Viva il Made in Italy»

Il passo indietro (con polemica) della casa automobilistica dopo che il governo aveva minacciato conseguenze sulla scelta del nome dell’auto

Si rischiava di finire in tribunale per il nome assegnato a un’auto, l’ultima creatura di casa Alfa Romeo. «In una delle settimane più importanti per il nostro futuro, un esponente del governo italiano dichiara che l’utilizzo del nome Milano, scelto dal marchio per chiamare la nuova compatta sportiva appena presentata, è vietato per legge». A dichiararlo è stato Jean-Philippe Imparato, amministratore delegato dei Alfa. Che ha però subito dopo annunciato il passo indietro della casa automobilistica: il veicolo si chiamerà Junior. «Pur ritenendo che il nome Milano rispetti tutte le prescrizioni di legge, e in considerazione del fatto che ci sono temi di stretta attualità più rilevanti del nome di una nuova auto, Alfa Romeo decide di cambiare il nome da Milano a Junior, nell’ottica di promuovere un clima di serenità e distensione».


La lite sul marchio

Il nome Milano era stato dato alla macchina con l’intenzione di rendere omaggio alla città dove tutto, nel 1910, ebbe origine. E la scelta era avvenuta dopo aver consultato il pubblico. Nella conferenza stampa, l’azienda ha anche mostrato il video in cui il ministro delle Imprese Adolfo Urso, a Torino, sostiene che il nome Milano non può essere usato per un’auto prodotta all’estero. La nuova Alfa viene prodotta a Tychy, in Polonia. «La scelta del nuovo nome Junior è del tutto naturale, essendo fortemente legato alla storia del marchio ed essendo stato fin dall’inizio tra i nostri preferiti e tra i preferiti del pubblico. Era al secondo posto dopo Milano», ha aggiunto l’amministratore delegato. «Siamo perfettamente consapevoli che questo episodio rimarrà inciso nella storia del marchio. È una grande responsabilità, ma al tempo stesso è un momento entusiasmante. Come team scegliamo ancora una volta di mettere la nostra passione a disposizione del marchio, di dare priorità al prodotto e ai clienti. Decidiamo di cambiare, pur sapendo di non essere obbligati a farlo».


Il governo canta vittoria

A stretto giro, il ministro Urso ha commentato la retromarcia parlando di «una buona notizia», la quale arriva «proprio nella giornata del made in Italy che esalta il lavoro, l’impresa, la tipicità e la peculiarità del prodotto italiano che tutti ci invidiano nel mondo». L’esponente del governo Meloni ha sostenuto, inoltre, che la decisione della casa automobilistica in qualche modo può consentire «di invertire la rotta, anche per quanto riguarda la produzione di auto nel nostro Paese». Da un più generiche “fonti del governo”, la scelta di Alfa è ritenuta addirittura portatrice di «grande soddisfazione», poiché riguarda «un’auto prodotta in Polonia, da una casa che ha la maggior parte dei propri interessi ormai fuori dall’Italia». La scelta, hanno rivendicato dallo staff di Palazzo Chigi, «è arrivata dopo un’interlocuzione con Stellantis, nella quale il governo italiano ha fatto notare come queste pratiche alla fine rischiano di danneggiare la produzione sul territorio italiano».

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