Conte chiude la campagna elettorale in Basilicata ed evoca Mani Pulite: «La politica recuperi dignità, o ci penserà la magistratura»

Il presidente del M5s a testa bassa contro il governo Meloni: «Più che Fratelli d’Italia sono Amici delle armi»

Si conclude oggi, 17 aprile, la campagna elettorale di Giuseppe Conte in terra lucana. La regione, i prossimi 21 e 22 aprile, andrà al voto per rinnovare il mandato del presidente Vito Bardi o scegliere il suo successore. Le amministrative in Basilicata sono solo l’assaggio della tornata che invece, a giugno, vede i partiti impegnati per le Europee, il Piemonte e i Comuni di diverse città italiane. Tra gli argomenti principali della propaganda, che trova spazio anche qui in Basilicata, ci sono le recenti inchieste giudiziarie che hanno colpito politici locali di sinistra e di destra, dal Nord al Sud del Paese, fino alla Sicilia. E su questo tema, il leader del Movimento 5 stelle insiste nel rimarcare la distanza della sua forza politica dalle altre: «Stiamo attraversando una fase che un po’ ci ricorda anche quella di Mani Pulite, laddove iniziarono a venir fuori degli scandali e la politica e la classe dirigente del tempo non compresero che c’era un morbo diffuso, un modo di far politica completamente deviato che chiaramente chiamò la magistratura ad assumersi una responsabilità che dovrebbe competere alla politica».


Questione morale (e sociale)

Ancora, parlando con gli elettori e i giornalisti accorsi a Pisticci, in provincia di Matera, Conte fa un appello: «Visti gli scandali da Nord a Sud, l’ultimo in Sicilia con il vicepresidente del centrodestra coinvolto, io dico allora: fermiamoci un attimo tutti e cerchiamo di recuperare la dignità della politica. Significa autoriformarsi, senza aspettare i provvedimenti della magistratura». Segnale analogo a quello lanciato a Bari, dove ha bloccato le primarie per le elezioni comunali. Guardando per un attimo alla situazione lucana, l’ex presidente del Consiglio parla di una sanità da «allarme rosso» e punzecchia l’amministrazione uscente: «Trecento chilometri per una puntura, più di un anno per un esame radiologico, migliaia di cittadini costretti a migrare in altre province e regioni per garantirsi il sacrosanto diritto alla salute. I lucani meritano rispetto e impegno, non promesse e slogan. E cambiare si può».


A testa bassa contro il governo

Poi l’ex premier torna ad allargare il campo delle sue invettive su ottica nazionale. Giorgia Meloni è nel suo mirino: «Anziché Fratelli d’Italia, si stanno dimostrando in materia di sanità “Nemici d’Italia” e “Amici delle armi”. Quindi, secondo noi, questo Pnrr si sta orientando verso una direzione completamente sbagliata, assolutamente diversa rispetto a come l’abbiamo orientato originariamente, che era crescita economica coniugata allo sviluppo sociale. Non abbiamo bisogno di nuove armi, non abbiamo bisogno di investire nella direzione sbagliata. In Italia occorre sanità, occorre realizzare il diritto alla piena cittadinanza di tutti i cittadini». In chiusura di iniziativa a Pisticci, Conte accusa Meloni di essersi rimangiata tutte le promesse fatte: «Hanno chiesto a noi cosa abbiamo fatto a Palazzo Chigi. Noi abbiamo rispettato l’80 per cento degli impegni elettorali presi nel 2018. Addirittura di fronte all’emergenza pandemica abbiamo realizzato un risultato come il Pnrr. I 209 miliardi dimostrano che c’è stata una squadra, ci sono state forze politiche che nel momento di maggiore difficoltà, anziché lasciarsi andare, hanno alzato l’asticella».

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