Il leghista Sammartino riconosciuto da un pentito, l’accusa nell’inchiesta per corruzione: «Era all’incontro col boss dei Santapaola»

«Emergerà la mia estraneità ai fatti» dice l’esponente catanese del Carroccio, dimessosi da vicepresidente della giunta siciliana dopo essere stato sospeso per un anno dai pubblici uffici

Il nome di Luca Sammartino, ex vicepresidente della Regione Sicilia indagato per corruzione aggravata, viene citato nelle carte della procura da un pentito di Mafia, Silvio Corra. Il collaboratore di giustizia, in alcune dichiarazioni ritenute attendibili dalla procura di Catania, sostiene che Sammartino abbia partecipati ad alcuni incontri con esponenti di spicco del clan Santapaola. I fatti risalirebbero al 2015. Nel provvedimento cautelare della procura si parla di un episodio in cui il pentito di Cosa nostra avrebbe accompagnato personalmente Francesco “Colluccio” Santapaola a casa di Vito Romeo per una riunione con alcuni politici locali. Tra i partecipanti ci sarebbe stato anche il candidato sindaco di Tremestieri Etneo, Santi Rando, un cognato di Romeo. Corra «aggiungeva che in un paio di occasioni a queste riunioni aveva visto arrivare anche un altro soggetto che, “nell’album fotografico esibitogli, riconosceva nella fotografia raffigurante l’effige di Sammartino, ma di cui non sapeva il nome”. Secondo la sua testimonianza, il leghista sarebbe stato visto dal pentito «una-due volte».


In quelle riunioni, riporta Corra, si sarebbe discusso dell’appoggio al candidato sindaco in cambio di «lavoro e soldi» per il clan. Sulla vicenda che lo riguarda, nella mattina del 17 aprile, è intervenuto anche Sammartino. Si dice tranquillo e fiducioso nella magistratura: «Ho scritto una nota al presidente della Regione, Renato Schifani, per rimettere l’incarico di assessore regionale e vicepresidente della Regione dopo essere stato raggiunto da misura cautelare interdittiva, in relazione a un’ipotesi di reato lontana nel tempo. Ringrazio il presidente per la fiducia dimostrata nei miei confronti e per il lavoro svolto fin qui. Tengo a sottolineare che non sono coinvolto in ipotesi di reato di mafia né di voto di scambio. Sono sereno e certo che emergerà la mia totale estraneità ai fatti, risalenti a cinque anni fa, che con stupore leggo mi vengono contestati. Resto fiducioso, come sempre ho dichiarato e non cambierò mai idea, nei confronti del lavoro della magistratura. Continuerò a servire la mia comunità e il mio territorio svolgendo la mia attività politica e di parlamentare regionale».


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