Patto di Stabilità, via libera del Parlamento Ue senza il voto di Pd, Lega, FdI e Forza Italia. M5S vota contro: «Giorgetti va sfiduciato»

Le nuove regole sulla governance economica non convincono gli eurodeputati italiani. L’ironia del Commissario europeo Gentiloni: «Siamo riusciti a unire la politica italiana»

Da Strasburgo – Via libera del Parlamento europeo al nuovo Patto di Stabilità, con nessuno dei principali partiti italiani che ha votato a favore del provvedimento. Questa settimana a Strasburgo si svolge l’ultima sessione plenaria dell’eurocamera prima delle elezioni di giugno. Una maratona legislativa in cui sono messi ai voti quasi 90 provvedimenti o risoluzioni, comprese le nuove regole sulla governance economica dell’Unione europea, storicamente una delle questioni su cui è più complicato riuscire a mettere d’accordo tutti e 27 gli Stati membri. Tra chi oggi ha dato luce verde al nuovo Patto di Stabilità non c’è nessun partito italiano, con Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e Partito Democratico che si sono astenuti. Contrari Movimento 5 Stelle e Verdi, che hanno descritto le nuove regole sulla governance economica come «il ritorno dell’austerità in Europa». Solo tre italiani hanno votato a favore. Ora che il nuovo Patto è stato approvato dal Parlamento europeo, manca soltanto l’adozione formale delle nuove regole da parte del Consiglio.


L’attacco di Conte e la richiesta di dimissioni di Giorgetti

Non si è fatta attendere la reazione di Giuseppe Conte che su Facebook ha attaccato duramente il governo: «Il premio facce di bronzo va a Meloni e soci. In campagna elettorale erano i ‘patrioti’ e Meloni urlava che per l’Europa sarebbe “finita la pacchia”. Poi sono andati al Governo e nei mesi scorsi hanno dato l’ok, senza alzare un dito, a questo accordo europeo che danneggia l’Italia. Il Ministro Giorgetti ha parlato di !accordo sostenibile”, Meloni ha detto pubblicamente di essere “soddisfatta” da questo bel pacchetto di tagli, definendolo un “compromesso di buonsenso”. Oggi però colpo di scena. Siamo alle porte della campagna elettorale europea ed ecco che su quello stesso pacchetto di tagli e austerità, a suo tempo appoggiato da Meloni e Giorgetti, all’Europarlamento FdI e la Lega si astengono». E mentre il M5S, attraverso le parole di Mario Furore, ha chiesto esplicitamente le dimissioni del ministro Giorgetti, l’eurodeputato e capo delegazione del Pd Brando Benifei ha dichiarato: «L’astensione di tutte le forze politiche della maggioranza di centrodestra al Parlamento europeo ha del clamoroso, e sconfessa ufficialmente l’operato del governo Meloni e del Ministro Giorgetti, che dovrebbe trarne le conseguenze del caso».


Cos’è il Patto di Stabilità

Con Patto di Stabilità ci si riferisce a quell’insieme di regole di bilancio che tutti i Paesi Ue sono tenuti a seguire. O meglio: erano tenuti a seguire. Il Patto è stato sospeso infatti nel marzo del 2020, in seguito alla crisi economica scatenata dalla pandemia. Negli ultimi mesi, è scattata una vera e propria corsa contro il tempo per raggiungere l’accordo su un nuovo testo che superi una volta per tutte la vecchia impostazione e riesca a mettere tutti d’accordo. Lo scontro vede contrapposti i cosiddetti «Paesi frugali», che spingono per una rigida disciplina di bilancio, e quelli – come l’Italia – che hanno un alto debito pubblico e chiedono maggiore flessibilità.

Cosa prevedono le nuove regole

Il nuovo Patto di stabilità fissa nuove regole per la riduzione dei deficit e dei debiti, ma cerca allo stesso tempo di non rallentare gli investimenti necessari per portare avanti la trasformazione ecologica e digitale avviata da Bruxelles. Insomma, da un lato c’è la disciplina fiscale, dall’altro l’attenzione alla crescita e alla competitività. Un compromesso raggiunto in tempi relativamente brevi, se non altro perché nessuno aveva intenzione di tornare alle vecchie e odiate regole del pre-Covid.

La riduzione del debito

L’accordo votato oggi a Strasburgo prevede che i Paesi riducano il proprio passivo in media dell’1% all’anno se il debito è superiore al 90% del Pil (come nel caso dell’Italia) e dello 0,5% all’anno se il debito è compreso tra il 60% e il 90% del Pil. Si tratta di requisiti meno restrittivi rispetto alle vecchie regole, che per i Paesi più indebitati imponevano una riduzione del debito di almeno un ventesimo dell’eccedenza.

L’esclusione del cofinanziamento

Una delle principali novità del nuovo Patto di Stabilità è che la quota di cofinanziamento nazionale dei programmi finanziati dall’Unione europea sarà esclusa dalla spesa del governo. Una modifica pensata per concedere un più ampio margine di manovra sugli investimenti, in particolare quelli indirizzati a raggiungere gli obiettivi più ampi di Bruxelles su diritti sociali, transizione ecologica e trasformazione digitale.

Più flessibilità e focus sugli investimenti

Le nuove regole concedono inoltre un maggiore spazio di manovra, soprattutto a livello temporale. Il nuovo Patto di Stabilità prevede infatti tre anni supplementari, oltre ai quattro standard, per raggiungere gli obiettivi fissati da un piano nazionale. L’altra novità è che sarà più difficile d’ora in poi per la Commissione europea sottoporre uno Stato membro a una procedura d’infrazione se sono in corso programmi di investimento considerati essenziali per raggiungere i target europei.

Come hanno votato i partiti italiani

Nessuno dei principali partiti italiani si è schierato a favore del nuovo Patto di Stabilità. Gli eurodeputati di Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e Partito Democratico si sono in larga parte astenuti. Contrari i Verdi ma anche il Movimento 5 Stelle, con Tiziana Beghin, capodelegazione a Strasburgo, che in aula ha attaccato: «Come mai tutto questo silenzio intorno a questo nuovo Patto di Stabilità? Forse perché si vuole nascondere, a poche settimane delle Europee, il ritorno dell’austerità in Europa». Dai banchi del Parlamento europeo sono appena quattro gli italiani che hanno votato a favore delle nuove regole di governance economica. Si tratta di Lara Comi e Herbert Dorfmann (Ppe), Marco Zullo e Sandro Gozi (Renew).

La soddisfazione (e l’ironia) di Gentiloni

Al dibattito di oggi al Parlamento europeo di Strasburgo, che ha preceduto la votazione vera e propria sul nuovo Patto di Stabilità, erano presenti anche Valdis Dombrovskis e Paolo Gentiloni, commissari europei rispettivamente al Commercio e all’Economia. «Abbiamo molto lavoro da fare per correggere le regole fiscali esistenti, regole così rigide che spesso non venivano applicate. Quello che abbiamo raggiunto non è perfetto, ma è un buon compromesso», ha spiegato l’ex premier italiano poco prima del voto in aula. A votazione già avvenuta, Gentiloni si ferma a parlare con alcuni giornalisti italiani, che sùbito gli fanno notare il malcontento dei partiti italiani per le regole appena approvate. «Siamo riusciti a unire la politica italiana», scherza l’ex premier. E a proposito dell’astensione del Pd, il partito da cui Gentiloni proviene, aggiunge: «Si è astenuto credo più per ragioni di politica interna». In ogni caso, la soddisfazione rimane: «È da sempre una delle questioni più controverse a livello europeo ma poter varare un compromesso a larghissima maggioranza è un fatto positivo».

I prossimi passi

Ora che il nuovo Patto di Stabilità ha ricevuto il via libera del Parlamento europeo, manca soltanto l’adozione formale da parte del Consiglio. A quel punto, le nuove regole entreranno in vigore venti giorni dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. La Commissione europea si aspetta che gli Stati membri presentino i loro primi piani nazionali di bilancio a medio termine entro il 20 settembre 2024.

In copertina: Il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, in un intervento al Parlamento europeo, 22 novembre 2022 (EPA/Julien Warnand)

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