L’inchiesta sui servizi segreti che inquieta Meloni: i dubbi sulla sua scorta e il giallo dell’auto di Giambruno

A novembre due persone si sono avvicinate alla vettura dell’ex compagno parcheggiata fuori dall’abitazione della premier: l’Aisi li ha identificati come due agenti segreti

Lo scorso novembre due uomini si avvicinarono con le torce alla macchina di Andrea Giambruno, ormai separato da Giorgia Meloni, che si trovava in quel momento a casa della premier al Torrino, nel quartiere a sud della Capitale. Quelle due figure non sono state identificate ma dalle prime indagini dei servizi e della Procura di Roma, grazie alla testimonianza di una agente di polizia appostata nei pressi della villa per prestare vigilanza, è emerso che potrebbe trattarsi di due 007 dell’Aisi. Non solo: potrebbero essere due uomini della scorta di Meloni. Lo rivela il quotidiano Domani nella sua edizione cartacea di domenica 28 aprile, spiegando come questa scoperta abbia alimentato uno dei peggiori incubi della premier, quello di un complotto contro di lei. Secondo quanto hanno ricostruito Emiliano Fittipaldi e Nello Trocchia, quella notte di novembre Giambruno è a casa della ex compagna e madre di sua figlia Ginevra, 7 anni. Davanti all’abitazione c’è una pattuglia di sorveglianza prestata dal commissariato Eur. È l’agente di servizio a segnalare, alle tre di notte, l’arrivo di una vettura da cui escono due figure. Hanno una torcia o un cellulare per illuminare, si muovono intorno alla macchina dell’ex compagno della premier. L’agente scende dalla macchina e li affronta, chiede loro di identificarsi. I due uomini si presentano come «colleghi», mostrano un distintivo ma non si identificano e subito dopo risalgono in macchina e si allontanano. L’incontro finisce nel rapporto di servizio, quindi alla Digos e ai vertici: ne viene informato il capo della Polizia Vittorio Pisani, il ministro dell’Interno Piantedosi, il sottosegretario con delega ai servizi segreti Alfredo Mantovano, l’allora capo dell’Aisi Mario Parente e il suo braccio destro Del Deo. E la premier.


La scelta del nuovo capo dell’Aisi

Il rapporto della Digos finisce anche alla Procura di Roma, che apre una indagine. L’Agenzia informazioni e sicurezza interna (Aisi) inizia a investigare e risale a due persone sospettate di essere coinvolte: due agenti dei servizi dell’Aisi, in servizio nella scorta della premier. Per Meloni è la prova che vi sia davvero un complotto alle sue spalle e chiede, d’accordo con i vertici dell’intelligenze, di spostare i due agenti all’Aise, i servizi esteri. Due mesi più tardi, con il prosieguo delle indagini, l’Aisi giunge a un’altra conclusione. Non si tratta di due suoi agenti, le celle telefoniche quella sera li localizzano fuori servizio e assai lontano dall’abitazione della premier. Secondo l’Agenzia potrebbe trattarsi di due banali ricettatori, interessati a possibili oggetti di valore nella macchina di Giambruno e non a piazzare cimici o chissà cos’altro. Ma non si sgonfia nella premier il timore che un pezzo dell’intelligence stia cercando informazioni su di lei o voglia in qualche maniera indebolirla. Così, questa la tesi di Domani, la vicenda ha un ruolo anche nella scelta del nuovo direttore dell’Aisi. L’ex ufficiale Del Deo sembrava l’uomo su cui voleva puntare Meloni, con il favore del minitro della Difesa Crosetto. Ma dopo quanto avvenuto, e non ancora chiarito, il governo ha virato su qualcuno di esterno all’Agenzia, per evitare qualsiasi tipo di coinvolgimento con l’episodio. La scelta è ricaduta su Bruno Valensise, vicedirettore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS) dal 2019.


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