Riforma fiscale, via libera alla revisione di Irpef e Ires: c’è anche il bonus di 100 euro una tantum

L’indennità sarà erogata a gennaio 2025 ai lavoratori con un reddito complessivo famigliare inferiore a 28 mila euro e che hanno un figlio a carico

Approvato il 13esimo decreto legislativo della riforma fiscale. Il governo, in quest’ultimo provvedimento, si è dedicato alla modifica delle imposte sui redditi, in particolare l’Irpef e l’Ires. Nella conferenza stampa che ha seguito il Consiglio dei ministri di oggi, 30 aprile, il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, ha spiegato i contenuti del testo. Al suo fianco, anche il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto: a lui il compito di illustrare il decreto legge intitolato «Ulteriori disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione», anch’esso approvato oggi a Palazzo Chigi.


Partendo dalla revisione del regime impositivo dei redditi, si è intervenuto sulle le diverse categorie reddituali: settore agrario, lavoro dipendente, lavoro autonomo, redditi diversi e redditi di impresa. Sui redditi agrari, ha spiegato Leo «in riferimento a determinate attività agricole più evolute – dove l’attività agricola è sviluppata sulla base del terreno, ma anche in capannoni – abbiamo detto che quella attività resta agricola per una parte, mentre la parte eccedente diventa attività di impresa che sarà determinata forfettariamente». L’obiettivo, ha affermato, «è allineare disciplina civilistica e fiscale» sui redditi agricoli.


Un bonus in assenza di risorse: l’obiettivo resta la detassazione delle tredicesime

Tra le misure annunciate alla vigilia, il cosiddetto bonus da 100 euro, una tantum. Non sarà erogato – come ci si aspettava – a dicembre, poiché il governo ha esaurito tutte le risorse disponibili per il 2024. Sarà invece corrisposto a gennaio, «attraverso i sostituti d’imposta», ha detto Leo. «Il governo è voluto venire incontro alle fasce medio-basse, aggiungendo questo beneficio in un momento particolare». Potranno ottenerlo i lavoratori indipendenti che fanno parte di famiglie monoreddito o costituiscono una famiglia monogenitoriale, «per comprare un regalo a un figlio, destinare la somma ai consumi». Non ne ha fatto mistero il membro del governo: senza coperture, non si è potuto intervenire sulle tredicesime. E ha aggiunto: «Non abbiamo una visione strabica, prestiamo attenzione al mondo autonomo e anche al mondo del lavoro dipendente, ma dobbiamo trovare l’equilibrio con le coperture perché ci sono numeri più importanti».

Consolidare le tre aliquote Irpef nel 2025

Il bonus 100 euro, ha specificato il viceministro, «è una misura temporanea, perché il nostro obiettivo è la detassazione delle tredicesime». Leo ha anche ribadito che, per il 2025, il governo persegue l’intento di «consolidare le tre famose aliquote Irpef, 23%, 35% e 43%». Ma serviranno risorse che, al momento, scarseggiano. «Vedremo quale sarà il risultato del concordato preventivo biennale, con cui vogliamo tendere una mano alle partita Iva, ma vogliamo che al tempo stesso loro dichiarino redditi coerenti con la capacità contributiva. Speriamo con tutto questo di recuperare risorse per venire incontro al ceto medio». Poi Leo ha parlato di «una svolta epocale per mondo delle professioni», a proposito della norma per incentivare le aggregazione degli studi professionali.

«Un’attenzione maniacale ai conti pubblici»

«Con questo 13esimo decreto attuativo», ha concluso Leo, «noi abbiamo fatto gran parte della riforma fiscale. Una riforma che, come ho già detto e come Giorgia Meloni ha ricordato in tantissime occasioni, mancava dagli anni ’70 e che in qualche modo riordina, dà chiarezza al sistema tributario e alleggerisce il carico fiscale per le imprese, per il mondo delle professioni, per il lavoro dipendente ma allo stesso tempo fissa delle regole certe. E l’abbiamo fatto, soprattutto avendo un’attenzione particolare, quasi maniacale, per il rispetto dei conti pubblici. Noi tutto quello che abbiamo fatto, l’abbiamo fatto con impegno notevolissimo, l’abbiamo fatto con tutte le risorse che abbiamo recuperato dai due fondi, Fondo di riduzione del sistema fiscale e Fondo della delega. Ci accingiamo a fare altrettanto nel 2025».

Fitto: «Abbiamo fatto dialogare il Pnrr, la coesione e il Fondo di sviluppo»

«Oggi abbiamo approvato un decreto legge che era stato inserito nella revisione del Pnrr, tra le sette nuove riforme che abbiamo aggiunto alle altre 59, quando abbiamo riformato il Piano lo scorso anno. Una di queste sette è quella della coesione, che è diventato uno degli obiettivi della sesta rata e approvandolo rientra esattamente nel calendario previsto per il raggiungimento di questo obiettivo», ha esordito Fitto. Il ministro degli Affari europei ha rivendicato che sono state create le condizioni per far «dialogare» i tre diversi fondi europei, in modo che «diventino complementari». E ha spiegato: «Questo è un aspetto fondamentale, perché il rischio era quello che il Pnrr, la coesione – i fondi strutturali – e il Fondo di sviluppo marciassero in modo assolutamente scollegato, o peggio in sovrapposizione gli uni con gli altri, creando anche un contrasto dal punto di vista della visione. Aver voluto inserire questa riforma rappresenta invece Il tassello conclusivo di questo percorso che ci consente di avere un quadro d’insieme».

Premialità aggiuntive per i territori che raggiungono gli obiettivi

L’attenzione del decreto Coesione è stata rivolta ad «alcuni settori di intervento, che sono esattamente quelli previsti dalla Commissione europea e che vengono indicati come obiettivi fondamentali e vincolanti per l’utilizzo di queste risorse». Fitto ha poi fatto alcuni esempi: «Il dissesto idrogeologico, il ciclo integrato dei rifiuti, il programma di interventi sulle risorse idriche e gli interventi in campo energetico del sistema delle imprese». Il provvedimento prevede anche dei criteri di rigidità «per il rispetto dei tempi» e delle premialità: «Raggiungendo gli obiettivi indicati nella realizzazione delle politiche di coesione, c’è la possibilità di ottenere una quota di premialità aggiuntiva dal Fondo di sviluppo e coesione che permette di coprire per intero la quota di co-finanziamento regionale a garanzia di questi programmi».

Obiettivo? «Riattivare la spesa dei 75 miliardi della programmazione 2021-27»

Soffermandosi sullo stato dell’attuazione, dell’efficacia e dei risultati delle politiche di coesione, Fitto ha dichiarato che il quadro italiano «è sicuramente poco edificante, non solamente per la capacità o meno di spendere le risorse, ma per l’efficacia della spesa. Partendo da questo assunto abbiamo voluto creare le condizioni per avviare una riforma importante. Siamo nel 2024 e al momento gli impegni e le spese sono quasi pari a zero». Il settennato di riferimento è quello della programmazione 2021-27. «Quindi l’obiettivo è rimettere in moto risorse europee che hanno un importo pari a 43 miliardi di euro, ai quali si aggiungono le risorse di cofinanziamento regionale e nazionale per un importo complessivo di 75 miliardi di euro, da spendere nel periodo 2021-27».

Gli interventi previsti per il Mezzogiorno

Riguardo alle misure sul lavoro, è stata prevista «una serie di interventi molto importanti, dal rifinanziamento della misura “Resto al Sud” con alcuni accorgimenti e integrazioni, ad altri interventi sull’autoimpiego, al bonus per le donne, per i giovani, per la Zes. Interventi che utilizzano queste risorse per rafforzare la capacità delle competenze e dell’occupazione e anche il sistema delle imprese». Sempre con un sguardo rivolto al Meridione, il ministro degli Affari europei ha aggiunto: «C’è la perequazione infrastrutturale per il Mezzogiorno, laddove si individua la possibilità di aumentare la percentuale del fondo pluriennale di investimenti dal 34% previsto oggi al 40%. Lo facciamo con una previsione di monitoraggio dello stesso molto più specifica ed efficiente rispetto a un monitoraggio di carattere generico che non ha dato riscontro negli anni passati».

Un decreto che riguarda «il Sud Italia per la quasi totalità delle misure»

Ancora: «Abbiamo finanziato per 1,2 miliardi di euro la bonifica e il recupero dell’area di Bagnoli, a Napoli. È un finanziamento rilevantissimo, che ha una valenza non solo ambientale ma anche economica, sociale e di prospettiva in quel territorio, che rappresenta un segnale molto importante e che mette in moto la quota del fondo di sviluppo e coesione assegnata a quel territorio e che consentirà anche di poter avviare questi interventi». Fitto ha sottolineato che le misure del decreto sono rivolte a beneficio del Sud, prevalentemente, ma ha annunciato anche uno stanziamento di risorse per il Centro Italia: «Questo provvedimento parla anche ad altre aree del Paese, ad esempio ci sono i 200 milioni di euro che finanziano misure per le aree deindustrializzate del Centro Italia».

Il video della conferenza stampa

Leggi anche: