De Luca non vuole scusarsi con don Patriciello: «Non ha il monopolio anti Camorra: impari l’ironia»

Il governatore della Campania prova a chiarire che la sua battuta non riguardava il parroco di Caivano, ma chi «lo ha strumentalizzato per propaganda»

Nessun passo indietro da parte di Vincenzo De Luca, dopo l’attacco a don Maurizio Patriciello che aveva definito il «Pippo Baudo dell’area Nord di Napoli», dopo la partecipazione del parroco di Caivano al convegno sul premierato organizzato da palazzo Chigi. Il sacerdote al Corriere della Sera aveva sperato di ricevere delle scuse da parte del governatore della Campania. Ma De Luca non sembra intenzionato a fare mea culpa, anzi rilancia : «Va detto con il massimo rispetto, ma con assoluta e definitiva chiarezza, che apprezziamo le sue battaglie – dice il presidente della Regione Campania in una nota – ma che non ha il monopolio della lotta contro la camorra». De Luca parla di «innumerevoli cittadini, lavoratori, uomini di Chiesa e giovani, che sono quotidianamente e silenziosamente impegnati in questa battaglia. E che qualcuno di noi questa battaglia la fa da cinquant’anni, e magari avendo rinunciato a ogni scorta». De Luca poi lancia un suggerimento a don Patriciello, che secondo lui dovrebbe accettare certi commenti più a cuor leggero se decide di partecipare a eventi politici: «Suggerirei a don Patriciello, amichevolmente, di avere un po’ più di ironia, soprattutto quando ci si presenta non sul piano dei rapporti istituzionali relativi alla tutela del nostro territorio, ma sul piano improprio della politica politicante».


La replica a Meloni

Altra replica poi è rivolta a Giorgia Meloni, che aveva preso le difese del parroco di Caivano. Alla premier De Luca rimprovera di non avere «evidentemente nulla di serio di cui parlare». E poi sembra provare a correggere il tiro sulla battuta che ha scatenato le polemiche: «È utile precisare che la mia battuta non riguarda don Patriciello, ma la scorrettezza di chi ha strumentalizzato a fini di propaganda politica, quando ha presentato l’ipotesi di premierato, figure pubbliche che non c’entrano nulla con le riforme costituzionali».


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