La prima intervista di Ilaria Salis: «Io sono dalla parte giusta della Storia»

L’insegnante, ora ai domiciliari a Budapest, parla con La Stampa: «Se eletta in Europa mi occuperò dei diritti dei detenuti»

«Voglio trasformare questa mia vicenda in qualcosa di costruttivo non solo per me. Vorrei potermi dedicare a una cosa che mi sta molto a cuore: la tutela dei diritti umani». Queste le parole di Ilaria Salis, da Budapest, nella sua prima intervista a La Stampa. Candidata alle prossime elezioni europee con Avs ora si trova ai domiciliari e ha risposto ad alcune domande inoltrate dal quotidiano torinese. Ad altre non ha voluto, ad altre ancora non ha potuto.


«Cosa farò se verrò eletta»

«La mia situazione giudiziaria – spiega – non può e non deve essere pregiudicata o aggravata dalle mie posizioni politiche». E aggiunge: «Se ciò avvenisse sarebbe un fatto molto grave. Non è mia intenzione sottrarmi, ma difendermi all’interno di un processo in cui siano garantiti i diritti fondamentali, il principio di proporzionalità e la presunzione di innocenza». Non risponde sul sostegno o meno del governo italiano alla sua vicenda e nemmeno sulle posizioni di alcuni membri dell’esecutivo con l’attuale premier ungherese Viktor Orbán. «Se sarò eletta farò in modo che chi si trova in situazioni di ingiustizia come la mia non sia lasciato solo. Credo sia importante dare visibilità e voce al mondo delle carceri. Un mondo dimenticato in cui vivono e muoiono uomini e donne, in un rapporto considerato come corpo estraneo e non facente parte della società. Il tema dei detenuti fa parte di un discorso più ampio: la tutela dei diritti fondamentali della persona. Voglio dedicarmi a sostenere uomini, donne e bambini vittime di ingiustizie, sfruttamento, violenze, guerra, povertà e discriminazioni».


«Consapevole di essere dalla parte giusta della Storia»

L’insegnante interviene anche sulle proteste pro Gaza negli atenei americani ed europei. «Ho visto le immagini delle proteste nei telegiornali ungheresi. È rincuorante che gli studenti non siano rimasti in silenzio davanti al massacro quotidiano di civili, la fame e le bombe che si abbattono sulla striscia di Gaza». E torna sui giorni di prigionia passati: «Fin dal primo giorno ciò che mi ha dato il coraggio e la speranza per andare avanti a testa alta è la consapevolezza di essere dalla parte giusta della Storia. La mia forza cresce di giorno in giorno grazie alla solidarietà e ai pensieri che ricevo da compagne e compagni, familiari e persone che mi vogliono bene».

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