18 anni di MiAmi, il direttore Pastore: «Trap e Itpop sono alla fine: inizia una nuova era musicale»

Tra i protagonisti della diciottesima edizione del festival milanese di musica indipendente: CCCP, Phoenix, Colapesce e Dimartino e tanti altri

Il MiAmi di Milano, il più importante festival di musica indipendente in Italia, diventa maggiorenne. La line-up della 18esima edizione si apre con un concerto dei ritrovati CCCP – Fedeli alla linea, in programma al Carroponte giovedì 23 maggio, un giorno prima dell’apertura ufficiale dei cancelli del parco dell’Idroscalo, dove si susseguiranno sui cinque palchi previsti dall’evento oltre cento artisti. Venerdì 24 si parte con Colapesce e Dimartino, per la prima volta insieme al MiAmi, ma anche Venerus, Chiello e Bello Figo che debutta accompagnato da una band. Tanti i nomi meno blasonati ma molto interessanti da seguire nell’arco della giornata, vi segnaliamo Irbis, Marco Castello, Centomilacarie, Ele A, Sethu, Vale LP, Bartolini, okgiorgio e Faccianuvola. Molto ricca anche la giornata di sabato, quando a calcare i palchi ci saranno Ditonellapiaga, Tropico, Willie Peyote, Selton, Ex-Otago e Ministri. Durante questa seconda giornata attenzione a Lamante, Auroro Borealo, Lunedì Notte, Giovanni Ti Amo, Memento, Le Feste Antonacci e Whitemary. Domenica 26 invece è la serata dei Phoenix, formazione francese dal respiro mondiale, il vero evento della tre giorni di musica. Quel giorno si esibiranno anche Laila Al Habash, gli inglesi Bar Italia, Marta Del Grandi, Lucio Corsi, Mazzariello, Anna Castiglia, HAN, I Miei Migliori Complimenti e Simone Matteuzzi. Inoltre quest’anno il MiAmi ha deciso di celebrare la band che nel 2005 ha suonato alla prima edizione, organizzata all’interno dell’ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini: i Tre Allegri Ragazzi Morti. La band di Pordenone si esibirà per la prima volta nella storia del MiAmi tutte le sere, proprio come segnale di un’edizione evento. A dirigere questa immensa orchestra Carlo Pastore, direttore artistico assieme a Stefano Bottura, che Open ha sentito per farsi raccontare questa edizione e ricordare insieme i primi diciotto anni di vita del MiAmi.


Il MiAmi quest’anno diventa maggiorenne…


«Sì, e siccome questo festival lo pensiamo come un essere vivente, abbiamo deciso di festeggiare la maggiore età. Siamo molto contenti di farlo con i CCCP e poi di avere una rassegna concepita come un vero festival internazionale, con oltre 50 artisti distribuiti su cinque palchi per tre giorni»

Da direttore artistico in che modo hai visto cambiare la musica in questi 18 anni?

«Quello che sto vedendo in questo ultimo periodo è la fine dell’esplosione della trap, così come del nuovo cantautorato italiano di Calcutta e Thegiornalisti, il cosiddetto Itpop, anche quella fase si è esaurita. In questo MiAmi ci sono veramente tanti artisti che ci daranno delle risposte nei prossimi anni. Mi piace pensare che questa cosa sia ben descritta dal tema di quest’anno, La terza faccia della medaglia, perché siamo convinti che nella musica non ci sono solo quelli che ce la fanno e quelli che non ce la fanno, noi puntiamo alla terza faccia, allo spessore»

Ogni anno da dove parti per la costruzione della tua lineup?

«Quello della direzione artistica è un mestiere di ascolto, sono i dischi degli artisti che ci danno benzina. Quest’anno questa energia l’ho vista anche sparita, un po’ mangiata da questo mercato asfittico e simile a se stesso e questa discografia che ha perso la voglia di osare. È difficile inventarsi cose che non esistono, bisogna essere reattivi rispetto ciò che accade. Sono partito da cose semplici, una delle cose che volevamo erano i CCCP, i nostri 18 anni non potevamo che festeggiarli con loro, poi i Phoenix perché sono una band che ha dedicato tanto spazio all’immaginario italiano. Poi la costruzione di una lineup alle volte parte 3-4 anni prima, infatti ho nomi già pronti per l’anno prossimo, si tratta quindi di una ricerca annuale ma anche pluriannuale, che racconti un progetto non solo com’è ma anche come si evolve. Ci piace avere rapporti duraturi nel tempo con gli artisti, per esempio Colapesce e Dimartino hanno suonato diverse volte al MiAmi ma sempre divisi, quest’anno chiudiamo questo cerchio celebrando queste 18 edizioni anche con loro insieme»

L’artista che ti inorgoglisce essere riuscito a portare sul palco quest’anno?

«Il fatto che i CCCP abbiano scelto un festival che si chiama MiAami è significativo, infatti non abbiamo nemmeno messo un opening, è il concerto di apertura. I Phoenix hanno suonato al Coachella, la settimana prossima suoneranno al Primavera Sound e questa settimana saranno al MiAmi»

Sono loro ad aver scelto il MiAmi?

«Tutto merito di Giorgio Poi e dei suoi musicisti, che ringrazio. È stato lui, che ha collaborato con loro, a presentarmi il manager e aver suggerito alla band di fare il MiAmi: è contatto che dura da due anni e finalmente si è concretizzato»

Ci segnali qualche giovane della line up che ti ha particolarmente impressionato?

«Il primo giorno suonerà un giovane che ha una qualità di scrittura pazzesca, Faccianuvola, è un ragazzo valtellinese di 21 anni che fa cantautorato accelerato alla PopX, che ha anche studi classici dalla sua ed è un songwriter. Sono sicuro che emergerà fortissimo nei prossimi anni, ha una gioia contagiosa. Il secondo giorno suonerà Lamante, una delle songwriter più potenti nella capacità di ferire emozionalmente, con una biografia da far impallidire gli scrittori. Credo che in lei si condensi gran parte della controcultura italiana. Il terzo giorno consiglierei un collettivo di Torino diventato veramente un cult negli ultimi sei mesi: si chiamano Tamango, hanno pubblicato una session su Instagram diventata virale. E poi c’è Coca Puma, una delle più brave rapper in Italia, e l’uomo dell’elettropop più in hype del momento: okgiorgio. Non c’è bisogno che nomini Bello Figo: lui che performa con la sua band è un evento»

Qual è il momento della storia del festival che più ti è rimasto impresso?

«Ricordo quando Calcutta si è esibito a sorpresa con la chitarra acustica nel 2018, o il concerto di Liberato. Eppure di questi 18 anni vorrei ricordare soprattutto il sapore della birretta fresca quando siamo sopravvissuti al primo MiAmi nel 2005, ovvero quando abbiamo capito che non avevamo perso soldi e avremmo potuto rifarlo. Il primo anno, mentre si esibivano i Tre Allegri Ragazzi Morti, il buttafuori all’ingresso ero io. Non essendo corpulento, chiamai un amico chiedendogli di buttare giù una persona salita sul palco. Oggi che siamo più strutturati, pensare a quel momento mi fa sorridere»

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