Giornata mondiale della Salute mentale, 2 milioni di italiani senza cure: a pagare il prezzo più alto adolescenti e bambini


Sono oltre due milioni gli italiani che non hanno accesso ai servizi per la salute mentale. Perché, come denunciano i Dipartimenti dedicati nella Giornata mondiale della salute mentale, non ci sono soldi, né personale. E a pagarne il prezzo più alto sono adolescenti e bambini. Stando a quanto riporta la Stampa, per poter prendere in carico tutti coloro che ne hanno bisogno servirebbero 7.500 operatori in più. Per quanto riguarda, invece, le risorse: per offrire un’assistenza corretta servirebbe investire – secondo la Conferenza Stato-Regioni – nella salute mentale il 5% del Fondo sanitario nazionale (il doppio di quel 2,5%).
I dati
Mancano risorse e personale, ma crescono disturbi e solitudine tra gli adolescenti. Secondo i dati Doxa presentati a Roma al Festival della salute mentale “Romans” ripresi dal quotidiano di Torino, i giovanissimi a rischio di disturbi psichici sono passati dal 5% del 2002 al 7% di oggi. Mentre gli adolescenti (14-24) dal 41% al 48%. Di questi, stando a un’indagine del Dipartimento politiche antidroga e del centro Nazionale dipendenze dell’Iss, almeno 700mila i giovani che hanno sviluppato una forma di dipendenza da web, social o videogame.
Il racconto di Achille Lauro e Tania Cagnotto
Eppure, l’ansia per il futuro non risparmia neppure chi nella vita ha una certa fama. Come Achille Lauro che ha «vissuto la sindrome di abbandono» quando i genitori si sono separati. Il cantante si racconta a Danila di Stefano, Ceo e fondatrice di Unobravo, nel suo ultimo libro “Dietro le menti, fuori dai tabù”. «Mi sono allontanato dalla famiglia a circa 13 anni – racconta Lauro -. Ero un ragazzo brillante a scuola, ma ho smesso presto di frequentarla». «Abbiamo vissuto una vita svegli fino all’alba – continua il cantante -, in giro, a casa, a provare a noi stessi quanto fossimo resistenti. Fino al giorno in cui le mancanze adolescenziali non diventano dipendenze».
Poi è arrivato il successo: «Il talento è una grande bugia. Bisogna cercare ciò che si ama e impegnarsi al massimo ogni giorno, accettando anche i fallimenti», precisa Lauro, ricordando inoltre che «chiedere aiuto è un segno di forza, non di debolezza». Anche per la tuffatrice Tania Cagnotto, il successo ha scatenato l’ansia da prestazione: «La cosa che mi ha insegnato la mia psicologa è che mentre io volevo eliminare l’ansia in gara dovevo invece accettarla come parte di me e usarla come benzina», confida.