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L’ira dell’Italia dopo l’attacco di Israele alle basi Onu. Meloni e Crosetto: «Inaccettabile». Presto un vertice Ue sul futuro della missione in Libano

10 Ottobre 2024 - 17:28 Ugo Milano
Convocato d'urgenza l'ambasciatore israeliano a Roma. Meloni sente il comandante del contingente per rinnovare la vicinanza ai soldati italiani

«Intollerabile». È senz’appello il giudizio del governo italiano sull’attacco condotto stamattina dall’esercito israeliano contro il quartier generale di Naqoura dell’Unifil, le forze di interposizione Onu in Libano, e su altre due basi sulla linea di confine con Israele. Nell’attacco, secondo quanto ha dichiarato il portavoce della missione Onu Andrea Tenenti, sarebbero rimasti feriti due caschi blu, «dopo che un carro armato ha sparato verso una torre di osservazione». Nelle due basi Unifil su cui è stata aperto il fuoco, 1-31 e 1-32A, sono di stanza anche soldati italiani. Nessuno di loro sarebbero rimasto ferito, ma quanto accaduto assomiglia proprio al tipo di incidente che il governo di Roma temeva e aveva cercato in tutti i modi di scongiurare, con ripetute pressioni preventive su Israele. Non è bastato, evidentemente. E ora il ministro della Difesa Guido Crosetto e la stessa premier Giorgia Meloni nascondono a fatica la rabbia per l’attacco. «Questi incidenti sono intollerabili. Per tali motivi ho protestato con il mio omologo israeliano e con l’ambasciatore di Israele in Italia», fa sapere nel pomeriggio il primo. Il governo italiano «ha formalmente protestato con le autorità israeliane e ha ribadito con fermezza che quanto sta accadendo nei pressi della base del contingente Unifil non è ammissibile», gli fa eco poco dopo in una nota Palazzo Chigi. Che rinnova tutta la sua vicinanza ai militari italiani impiegati nella zona ormai di guerra aperta.

La preoccupazione della premier

A seguito dell’attacco la premier ha sentito il comandante del settore Ovest della mission Unifil, Generale Messina, fa sapere Chigi. Da lui «ha ricevuto un aggiornamento sulla missione e sulla situazione del nostro contingente impegnato in Libano, dopo che il quartier generale e due basi italiane che si trovano negli avamposti sono state raggiunte da colpi di armi da fuoco da parte dell’esercito israeliano. Meloni, che segue in maniera attenta gli sviluppi, in costante contatto con il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, e della Difesa, Guido Crosetto, ha espresso la forte vicinanza, sua personale e del governo, ai nostri militari attualmente impegnati in Libano nell’ambito della missione Onu e di quella bilaterale Mibil». La premier ha colto l’occasione per ricordare che «gli italiani continuano a prestare un’opera preziosa per la stabilizzazione dell’area, in aderenza al mandato delle Nazioni Unite. Il governo, nel confermare il ruolo fondamentale di Unifil nel sud del Libano, continua a lavorare per la cessazione delle ostilità e alla de escalation della regione». Ma non è un segreto che, a questo punto, sulla permanenza del contingente Unifil nella zona si aprono enormi interrogativi.

L’ambasciatore convocato «d’urgenza» e la ricostruzione

Poco dopo la diffusione delle prime notizie sull’attacco alle basi Onu è stato Crosetto a muoversi, convocando d’urgenza – l’incontro è avvenuto intorno alle 14 – l’ambasciatore israeliano in Italia. A seguito dell’incontro, Crosetto ha ricostruito per filo e per segno quanto accaduto. «Ieri, in serata, militari regolari dell’Idf avevano neutralizzato alcuni componenti del sistema di video sorveglianza presso la base 1-31, il sistema di illuminazione e un ripetitore radio presso la base 1-32A con il tiro di armi portatili», ha spiegato il ministro. «Stamattina, poi, alcuni colpi di armi portatili hanno colpito l’interno della base 1-31, su cui è seguito il sorvolo di un drone». Un attacco studiato e portato avanti in più fasi, dunque, secondo questa ricostruzione. «La situazione è attualmente sotto controllo, il personale è in sicurezza», ha concluso comunque Crosetto.

I contatti di Crosetto con Israele e con l’Onu

Prima di Meloni lo stesso Crosetto ha parlato di episodio «intollerabile» e che ha portato alla trasmissione, per mano di Crosetto, di una «comunicazione formale alle Nazioni Unite». Un messaggio ufficiale volto a «ribadire l’inaccettabilità di quanto sta accadendo nel Sud del Libano» e riaffermare e «la piena e costruttiva collaborazione dell’Italia a tutte le iniziative militari volte a favorire una de-escalation della situazione e il ripristino del diritto internazionale». Soprattutto di fronte a un attacco che mette a repentaglio la sicurezza dei peacekeeper italiani, «una priorità assoluta per me e per tutto il governo». Il dialogo tra Roma e Israele non si è fermato all’ambasciatore. Il ministro Crosetto ha infatti telefonato anche al ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, per ribadire la protesta: «Quanto sta avvenendo nei pressi delle basi italiane di Unifil nel Sud del Libano e, in generale, verso il contingente Unifil è inaccettabile». Anche perché la condotta dell’Idf, ha precisato Crosetto, è «in netto contrasto al Diritto Internazionale e in aperta violazione della Risoluzione 1701».

Che fare di Unifil?

Sul fronte europeo intanto Sébastien Lecornu, omologo francese di Crosetto, ha già annunciato un’iniziativa, presa di comune accordo con Roma. La settimana prossima, in data ancora da definire, si terrà una videoconferenza a cui parteciperanno tutti i Paesi europei contributori di Unifil: insieme a Francia e Italia saranno, dunque, presenti anche Spagna e Irlanda.

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