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Roberto Da Crema, il “baffo” della tv e Striscia la notizia: «Mi hanno fregato con una Porsche»

11 Novembre 2024 - 07:32 Alba Romano
roberto da crema televendite striscia la notizia
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Il re delle televendite e lo stendibiancheria "brutto ma brutto"

«Mi ha chiamato Antonio Ricci, un vero genio. E pensare che trent’anni fa gli avevo venduto un fornetto». Roberto Da Crema, il baffo della tv, ha esordito a Striscia la notizia. E oggi racconta la sua vita e la sua carriera al Quotidiano Nazionale. Partendo da quella volta che smerciò 30 mila coltelli elettrici: «Reclamizzavo un lotto con 5 elettrodomestici della Philips, per invogliare i clienti offrivo come omaggio un coltello elettrico, un prodotto poco commerciabile. Alla fine vendetti 30mila lotti, ma al momento della consegna scopro che l’azienda ne aveva fabbricati soltanto 5mila».

Uno stendibiancheria

Nella sua carriera c’è anche «uno stendibiancheria brutto ma brutto, sembrava un polipo, aveva dieci braccia. Ci appendevi quattro mutande e crollava tutto». E vendette uno Swatch anche a Berlusconi. Anche se la prima televendita «la feci per Telecor in uno studio che era una cantina. C’erano una lampada, una telecamera fissa su un treppiede, e una signora con un grembiule blu che puliva il pavimento con la scopa. Io, abituato a vendere al mercato con un interlocutore davanti, la ingaggiai subito». Il nome dell’aspirapolvere Da.Bi. «viene invece «da Da Crema che ero io, e Bianchi, un socio che poi ha lasciato. Allora vendevo l’aspirapolvere Electrolux. Quando andavo nelle case, mi dicevano: l’aspirapolvere lo compriamo perché lei ci ha convinto. Non perché si fidavano del marchio. Allora mi sono detto: lo produco io l’aspirapolvere. Ho suonato campanelli per 10 anni, una palestra incredibile».

Le situazioni strane

Poi ci sono le situazioni strane: «C’era un aspirapolvere che davanti aspirava, e sul retro poteva soffiare. Una volta una signora mi fa vedere un gigantesco lampadario di cristallo con mille pendant. ‘Come faccio a pulirlo?’, mi chiede disperata. Prendo l’aspirapolvere in modalità soffiatore e sparo l’aria sul lampadario. Le gocce di vetro sono partite tutt’intorno, sembravano proiettili, la signora si è messa a piangere… Però alla fine gliel’ho venduto lo stesso». Sull’indagine del 2003 per bancarotta fraudolenta dice: «Feci sei notti a San Vittore con mio figlio Moris. Il magistrato Piero Calabrò mi disse: ‘Stai zitto e pedala, sei una brava persona, ne verrai fuori’. Io sono stato zitto e oggi la gente mi ama più di prima. Ho sbagliato e ho pagato».

Nel 2013

Nel 2013 «l’amministratore delegato di Publitalia mi chiama e mi dice: ‘Abbiamo in magazzino pieno di roba, che ne dici di rilevarla?’ Mi sono preso la merce e di notte reclamizzavo i prodotti. C’erano anche delle camicie col collo lungo, a punta, una roba orrenda che non andava più. L’ho indossata in tv e dicevo: dove la trovate una camicia così? Le ho vendute tutte, 12mila. Sono arrivate altre aziende, ho tesserato i clienti, ho aperto cinque punti vendita in Lombardia, siamo arrivati a 450mila tesserati». Ma qualche volta hanno fregato anche lui: «Ho comprato una Porsche usata. Sono uscito dal garage, ho fatto due chilometri e, appena dopo il casello di Melegnano, sono rimasto fermo. Ho perso un sacco di soldi».

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