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L’Ops carta su carta, il rischio su Mps, il prezzo «troppo basso»: cosa c’è dietro Unicredit-Banca Bpm

ops unicredit banco bpm
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Il governo vuole usare il golden power per bloccare l'operazione. Oggi Milano respingerà l'offerta. Anche perché blocca quella su Siena. Il nodo del prezzo e le mire di Crédit Agricole

L’offerta pubblica di scambio «carta su carta» di Unicredit per Banco Bpm. Ad un prezzo «troppo basso, quasi offensivo». E che mette in pericolo l’operazione sul Monte dei Paschi di Siena. Tanto da far registrare fin da subito le reazioni nervose di Giancarlo Giorgetti e Matteo Salvini nel governo, che vede vacillare l’operazione Terzo polo bancario italiano con Caltagirone e Delfin. Mentre via XX Settembre minaccia la golden power e ricorda l’interesse di Andrea Orcel per Commerzbank, la Borsa però non gradisce. Perché «il premio risulta limitato», l’Ops pare «a sconto» e secondo Deutsche Bank sarà difficile raggiungere l’obiettivo del 67% delle quote. Anche se secondo Mediobanca l’operazione avrà anche lo scopo «di evitare l’ulteriore crescita di Bpm a Siena». Tanto che oggi il consiglio di amministrazione convocato da Giuseppe Castagna respingerà l’offerta.

Carta su carta

Con ordine. L’acquisizione di Banco Bpm da parte di Unicredit creerebbe il secondo gruppo italiano del credito (dopo Intesa-Sanpaolo) e a un campione europeo da 19 milioni di clienti. L’offerta pubblica di scambio (ops) è un’operazione «carta su carta», che prevede soltanto scambio di azioni. Nell’offerta del gruppo di piazza Gae Aulenti il prezzo implicito per le azioni della banca milanese è di 6,66 euro. Ieri a Piazza Affari il titolo ha chiuso a 7 euro. Il golden power invece è lo strumento di legge che consente allo Stato di intervenire su acquisizioni, fusioni, incorporazioni di aziende considerate strategiche per la stabilità economica. L’esecutivo può inserire delle condizioni ma non bloccare la fusione. Naturalmente l’operazione è soggetta anche alle autorizzazioni delle altre autorità regolatorie, tra cui l’Antitrust. Orcel ha messo gli occhi anche su Anima Sgr, Agos e Numia.

Il destino di Commerzbank e Mps

L’operazione è programmata per concludersi a giugno 2025. Ovvero proprio quando secondo Unicredit dovrebbero essere scomparse tutte le nubi su Commerz. Perché Orcel vuole ancora provare ad acquisire la banca tedesca nonostante l’atteggiamento ondivago del governo tedesco e il rischio che alle elezioni vinca chi non vuole la fusione. Dopo il voto del 23 febbraio 2025, è il ragionamento, ci vorrà tempo per avere una risposta dal nuovo esecutivo sull’operazione da 20 miliardi di euro. Intanto Unicredit resta maggiore azionista di Commerzbank con il 9,2% e un 11% di derivati, esercitabili dopo l’ok della Banca Centrale Europea a salire fino al 29,9%. E si decide anche il destino di Mps. Che stavolta sarà ineluttabile. Orcel ha già mancato due possibili occasioni di acquisire Bpm. E la scintilla si è riaccesa proprio dopo l’annuncio dell’operazione sul Paschi con la benedizione del governo.

Il Mef, il Paschi, Unipol e Bpm

Il Mef ha organizzato negli anni la compagine che avrebbe preso in mano il destino di Montepaschi. Chiedendo a Castagna di acquistare il 5% insieme a due imprenditori in sintonia con l’esecutivo come Francesco Gaetano Caltagirone e Francesco Milleri, ex braccio destro di Leonardo Del Vecchio. Anche per evitare che Siena finisse nelle mani di Unipol, controllata dalle coop rosse. E per fermare le ambizioni del Crédit Agricole, che ha il 9,2% di Banco Bpm. E Repubblica scrive che c’è un pacchetto di azioni Bpm messo al sicuro da Jp Morgan in attesa dell’autorizzazione a salire fino al 20% per i francesi. L’operazione va a intrecciarsi anche con Mediobanca-Generali. E qui potrebbe scendere in campo la Cassa Depositi e Prestiti. Che potrebbe rilevare una quota di Trieste per stabilizzare i soci. E mettere al riparo l’asse con Piazzetta Cuccia da mire espansionistiche. Da qualunque direzione provengano.

Il prezzo

Ma c’è un problema. Ovvero il prezzo. Il Sole 24 Ore dice che a Milano c’è sconcerto per quello offerto da Unicredit, considerato così basso da sembrare offensivo. Anche perché è solo dello 0,5% superiore a quello della chiusura delle contrattazioni della settimana precedente. Il quotidiano ipotizza che Orcel alzi la valutazione se vuole davvero chiudere l’acquisto. Nel cda in programma oggi molto probabilmente l’offerta verrà respinta. In piazza Meda, spiega il quotidiano, proprio per questo non si percepisce la rassegnazione di chi è sotto scacco. Il governo potrebbe così registrare il collasso del suo progetto dirigista sul credito italiano. Ma Unicredit sa che la nascita del Terzo Polo di governo eliminerebbe ogni possibilità di futura crescita dimensionale in Italia. Per questo Orcel si è mosso prima.

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