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Padova, liceo censura lo schwa nel giornalino scolastico. La preside: «Va tolto, esaspera la diversità». E gli studenti protestano

19 Aprile 2025 - 18:03 Ygnazia Cigna
circolare compiti scuola
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«La scuola deve parlare a tutti, non solo alla comunità queer», sostiene la dirigente. Ma i suoi alunni non ci stanno: «Scriviamo per le nostre idee, non per omologarci a quelle degli altri»

«Il linguaggio della scuola deve poter parlare a tutti, non solo alla comunità queer». Con queste parole Giovanna Soatto, preside del liceo artistico Pietro Selvatico di Padova, ha commentato la scelta di intervenire su un articolo del giornalino scolastico che faceva uso dello schwa – il simbolo inclusivo “ə” usato per evitare riferimenti di genere. L’articolo in questione, firmato da un’ex studentessa e pubblicato sul giornalino «Wild Times» della scuola, utilizzava il termine «studentə» al posto della formula binaria «studenti e studentesse», in un’ottica dichiaratamente inclusiva. Una scelta giudicata, però, divisiva dalla preside, che ha ritenuto necessario rivedere il contenuto per renderlo, a suo dire, «più comprensibile e inclusivo per l’intera comunità scolastica».

L’ira degli studenti: «Censura. Non scriviamo per omologarci»

Il caso ha acceso la polemica soprattutto tra gli studenti, dove – come ricordano loro stessi – «l’uso dello schwa si è ormai diffuso nei contesti social e universitari, spesso come forma di attivismo linguistico legato ai diritti lgbtqia+». Nonostante le critiche, l’articolo è rimasto online, ma aggiornato nella forma: la schwa, insomma, è stata fatta sparire. Su tutte le furie studenti e studentesse che in una lettera pubblica accusano la dirigenza di «censura». Ci tengono a ricordare che il loro giornalino «è nato per dar voce a tutti, non per omologare il pensiero». E che – sottolineano nella missiva rivolta alla preside – «ciò che scriviamo, dipingiamo e creiamo non è fatto per essere espressione del pensiero di altri, ma del nostro». La preside non ci sta e non ne vuole sapere: «Non ho fermato il giornalino, ho solo chiesto che si rispetti la lingua italiana, che è già inclusiva di per sé. Esasperare la diversità ed essere inclusivi al costo di mettere in primo piano la minoranza, rischia di escludere la maggioranza ed essere controproducente».

La linea del ministero: no di Valditara allo schwa a scuola

La preside, va ricordato, si è allineata a una raccomandazione arrivata ai dirigenti nelle scorse settimane proprio dal ministero dell’Istruzione e del Merito. Una circolare, infatti, sconsiglia espressamente l’uso dello schwa (ə) e dell’asterisco (*) nei documenti e nelle comunicazioni scolastiche. Il dicastero guidato da Giuseppe Valditara ha motivato la scelta con la necessità di «preservare la coerenza linguistica e garantire la piena comprensibilità della comunicazione istituzionale». A sostegno di questa posizione, il ministero ha citato anche il parere dell’Accademia della Crusca, che ha più volte espresso riserve sull’uso di segni non convenzionali nella lingua scritta, ritenendoli potenzialmente ostacolanti per la leggibilità e l’accessibilità dei testi.

Il precedente a Napoli

La questione non è nuova: nei mesi scorsi, una scuola di Napoli era finita al centro delle polemiche per aver utilizzato la parola «bambin*» in una circolare rivolta alle famiglie. Anche in quel caso, dopo la segnalazione di un avvocato, era intervenuto l’Ufficio Scolastico Regionale. Il caso di Padova, però, è diverso: l’operazione riguarda un articolo degli studenti per il giornalino scolastico e non una circolare. Ma per la preside non ci sono eccezioni: la schwa proprio non la digerisce. E la linea che adotterebbe Viale Trastevere è già chiara: nelle aule, almeno per ora, si resta fedeli alla grammatica tradizionale.

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