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Dopo la marcia indietro di Trump sui dazi auto il primo a ringraziare è John Elkann

29 Aprile 2025 - 23:08 Stefania Carboni
donald trump dazi auto
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Il presidente di Stellantis si complimenta con il numero uno alla Casa Bianca: «Ansiosi di continuare a collaborare con l'amministrazione statunitense». Ma l'ultima mossa di Trump non aiuta ancora nella realizzazione del sogno "made in USA"

Meno dazi sulle auto, Donald Trump ha firmato due ordini esecutivi per dare respiro alle aziende del settore. «Vogliamo solo aiutare durante questo periodo di transizione, è a breve termine», ha dichiarato il presidente USA, auspicando a un ritorno delle catene di produzione su terra americana. Anche se le tariffe del 25% sulle vetture importate negli Stati Uniti continueranno, l’ordine previene che dazi aggiuntivi, come quelli sull’acciaio e l’alluminio, si sommino. Ma rivede anche le tariffe sui componenti, che entreranno in vigore il 3 maggio: i costruttori che producono e vendono negli Usa possono ottenere alcuni rimborsi, anche fino al 3,75% del valore della vettura. Le modifiche entreranno in vigore sabato. Quindi potrebbe esserci comunque un aumento dei prezzi delle auto nuove e usate di migliaia di dollari e un aumento del costo delle riparazioni e dei premi assicurativi.

I complimenti di Elkann (e dalle altre case automobilistiche)

Il presidente di Stellantis, John Elkann, ha dichiarato in un comunicato che l’azienda apprezza le misure di sgravio tariffario del Presidente. «Mentre valutiamo ulteriormente l’impatto delle politiche tariffarie sulle nostre attività in Nord America, siamo ansiosi di continuare a collaborare con l’amministrazione statunitense per rafforzare la competitività dell’industria automobilistica americana e stimolare le esportazioni», ha dichiarato. L’amministratore delegato di General Motors, Mary Barra, esprime gratitudine e ha sottolineato che l’azienda non vede l’ora di parlare con il presidente e di lavorare con l’amministrazione. «Crediamo che la leadership del Presidente stia aiutando a livellare il campo di gioco per aziende come GM e ci permetta di investire ancora di più nell’economia degli Stati Uniti», ha detto in un comunicato. Jim Farley, presidente e amministratore delegato di Ford Motor Company, ha sottolineato che la sua azienda fa di più dei suoi colleghi per produrre a livello nazionale. «Continueremo a lavorare a stretto contatto con l’amministrazione a sostegno della visione del presidente per un’industria automobilistica sana e in crescita in America», ha dichiarato. E infine punzecchia: «Con l’attuazione delle politiche giuste, sarà importante che i principali importatori di veicoli si adeguino all’impegno di Ford di costruire in America. Se tutte le aziende che vendono veicoli negli Stati Uniti fossero all’altezza della percentuale di produzione americana di Ford, ogni anno verrebbero assemblati in America 4 milioni di veicoli in più».

L’ultima mossa di Trump

La decisione di ridurre i dazi, riporta il New York Times, è l’ultima mossa del presidente USA per calmare un settore già nel caos. General Motors, per esempio, aveva annunciato che avrebbe abbandonato la precedente previsione di crescita degli utili a causa dell’incertezza creata dalle politiche commerciali della Casa Bianca. E si tratta della casa automobilistica che vende più veicoli negli Stati Uniti. Tra l’altro la mossa dell’ordinanza arriva casualmente in concomitanza con un volo di Trump nel Michigan, patria della produzione automobilistica americana. Howard Lutnick, segretario al commercio, ha affermato che i cambiamenti derivano da conversazioni dirette con le case automobilistiche nazionali e che l’amministrazione è stata in contatto costante con le aziende per analizzare le loro attività. E per cambiare ci vuole tempo. Sam Fiorani, analista della società di previsioni commerciali AutoForecast Solutions, ha spiegato all’Associated press che «per cambiare la produzione di un veicolo ci vogliono almeno mesi e di solito anni, oltre a centinaia di milioni, se non miliardi, di dollari». Sforzi che non possono esser sostenuti solo dall’ultima ordinanza di Trump.

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